venerdì 17 luglio 2015

"MATEO"

 
"Solo chi non sa dove sta andando può arrivare lontano"

Ricorderete l'incontro avvenuto a Roma fra Raul e Matteo Renzi, successivo a quello avuto con Papa Francisco in una assolata domenica di maggio.
Nel pomeriggio inviai una mail a Cuba, alla fanciulla, in cui fra le altre cose, le ricordavo che Raul era in Italia.
Mi rispose che lo aveva visto al noticiero, durante la conferenza stampa con “Mateo”.
Mateo....
La familiarita' dei cubani coi loro leader si tratta una cosa che da noi e' assolutamente sconosciuta.
Identificare un leader politico unicamente col nome e' parte del DNA di ogni cubano.
Fidel e' Fidel...non e' Castro, in ogni filmato piu' o meno storico in cui si vedeva il Comandante en Jefe in mezzo alla gente, chiunque gli rivolgesse la parola lo faceva dandogli rigorosamente del TU, chiamandolo per nome come si fa con un'amico di famiglia, sicuramente non col capo del proprio paese.
Fra l'altro sia Fidel che Raul sono sempre andati in mezzo alla gente quasi senza protezione che non fossero poche guardie del corpo, nessun altro leader mondiale se lo puo' permettere.
Raul stesso, il tanto temuto Raul e' semplicemente, per il cubano, Raul e basta.
Mi fa un certo effetto sentire la nostra televisione e i nostri organi di stampa definirlo “Presidente Castro”.
I cubani sono nati con Fidel, e un passo indietro con Raul.
Sono cresciuti con gli interminabili discorsi del loro Comandante en Jefe che e' sempre stato ritenuto tale e mai un presidente qualunque.
Lo hanno visto da bambini, a scuola, col suo sguardo severo ritratto nel quadro dietro la cattedra, lo hanno ascoltato in tv, a volte maledicendolo, quando la lunghezza dei suoi discorsi faceva loro perdere la novela.
Fidel e' Cuba, Cuba e' Fidel.
Ora, passata l'iniziale paura per Raul, ritenuto dai cubani stessi un tantino sanguinario, il fratello e' entrato in questa mozione degli affetti anche se non al livello del Comandante.
Il Che e' semplicemente il Che, nessun cubano si sognerebbe mai di chiamarlo Guevara.
Camilo e' Camilo, Celia e' Celia.
Una simile famigliarita', un riconoscersi in modo cosi' profondo coi propri leader e' una cosa impensabile per noi.
Possiamo chiamare in tanti modi differenti i nostri politici, nessuno riferibile in un contesto civile, ma sicuramente non li chiameremo per nome.
E' una cosa che e' anche parte della Tradizione Comunista....Palmiro, Enrico, Fausto, Armando ecc...
E' parte della cultura latino americana, sopratutto riferito ad alcuni leader che hanno fatto e stanno facendo la storia.
Morales per i boliviani e gli altri latini e' semplicemente Evo, gli uruguagi hanno sempre chiamato il loro ex presidente Pepe.
Chavez e Chavez per tutti mentre nessuno si sognerebbe di regalare una simile confidenza a Maduro.
Il presidente argentino e' semplicemente Cristina mentre Lula e Dilma sono tali dalla nascita, come si usa in Brasile, dove si sostituiscono nomi lunghissimi con altri piu' brevi e ad effetto.
Da noi chi mai si sognerebbe di chiamarli Matteo, Sivio, Giulio, Bettino o Massimo?
Un privilegio che i leader cubani si sono guadagnati con 55 anni di lotta al fianco del loro popolo.
Certo anni fatti anche di errori grossolani e di tante cose che potevano essere fatte meglio, ma sicuramente anni in cui nessuno ha piegato la schiena.
Cuba dura e pura.
Quando, fra mille anni...la natura fara' il suo corso col Comandante en Jefe, tutto un popolo piangera' l'ultimo grande della storia.
Fidel.....
Altro che “Mateo”.
Oggi e' apparso su Quintavenida il pezzo, anche nella versione spagnola, che ho scritto la settimana scorsa sulla Giovanna e il comune di Torino che, saggiamente, le nega la cittadinanza onoraria.
Un ringraziamento agli amici di quel portale, in particolare a Tio Gigi, per l'attenzione.

18 commenti:

  1. In effetti sono molti i nomi con cui identificare i nostri politici. Giuseppe

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  2. Oramai la politica italiana mi trova completamente indifferente quando non disgustato.

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  3. massimo gramellini

    Ci sta che Angela Merkel dichiari a proposito di immigrazione: «Non possiamo accogliere tutti, la politica a volte deve essere dura». Ma è inconcepibile che lo dica a una ragazzina palestinese in procinto di essere cacciata dalla Germania. Reem, si chiama la piccola ed è scoppiata a piangere dopo avere incontrato la cancelliera in una scuola di Rostock. Arriva da un campo profughi del Libano e in quattro anni si è integrata talmente bene che parla il tedesco molto meglio di Trapattoni. Ma ora che alla sua famiglia è stato negato l’asilo verrà rispedita all’inferno e non capisce perché. Alle sue domande gonfie d’ansia la Merkel offre la risposta riportata all’inizio. Le parla come se avesse davanti una giornalista, non una creatura disperata e indifesa. E’ così lontana dalla sensibilità della ragazzina che ne equivoca persino le lacrime, attribuendole all’emozione del momento invece che alla rudezza delle sue parole.

    Non si pensi che l’umanità rattrappita della cancelliera sia una prerogativa teutonica, anche se nascere a certe latitudini aiuta. Sul web si trovano centinaia di commenti favorevoli e contrari alla sua posizione sui migranti, però totalmente disinteressati all’aspetto più sconvolgente della storia, che – ripeto – non è il contenuto ma il contesto. La Germania che si siede con tutta la sua potenza sulle spalle fragili di una bambina. «Cara Reem, riuscirai a realizzare i tuoi sogni perché hai già dimostrato nella vita di essere in gamba». Così forse le andava detto. Così di sicuro le avrebbe detto un politico italiano e magari toscano. Poi, spente le telecamere, l’avrebbe rispedita in Libano. Ma questa è ancora un’altra faccenda.

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    1. Credo fermamente che la sostanza debba prevalere sulla forma...

      tuttavia quando hai di fronte un minore...il buon senso deve sempre prevalere...
      non dobbiamo mai dimenticare che noi adulti siamo il terreno nel quale i bambini devono poter innestare le loro radici...

      Quindi cara Merkel ieri per me è NO...inclassificabile!

      Freccia

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    2. La consueta sensibilità tedesca....

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    3. Guarda Milco io ieri a vedere quella scena sono rimasto schifato e triste ma io dico come può un essere umano dire quelle cose a una ragazzina?sarei curioso sapere cosa ne pensa opinione pubblica tedesca..temo sia d'accordo sulla Merkel...generalizzare è sempre sbagliato ma posso dire che i tedeschi hanno rotto le p...e?..Mateo (pur fregandosene altamente della ragazzina perché il personaggio ormai è senza veli)avrebbe usato parole dolce,ammalianti,scena strappalacrime(nel bene)e poi forse avrebbe fatto legge ad personam come per De Luca o come per non pagare arretrati a pensionati per farla restare..tutto per farsi bello ovvio..ma intanto quella restava...
      stefano

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    4. Parliamo del popolo che ha creato l'olocausto. .....

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  4. I motorini rubati di solito vengono smontati e poche ore dopo il furto, sul mercato clandestino, ricompaiono sotto forma di pezzi di ricambio. Per il Garelli monomarcia «Noi» che papà Alberto negli Anni ’80 aveva regalato al figlio Pietro, allora adolescente, non è andata così. Quel giorno dell’aprile 1985 Pietro lo aveva lasciato parcheggiato a Cologno Monzese legato a un palo con una robusta catena. Quando era ritornato per mettere in moto e rientrare a casa, però, sull’asfalto aveva trovato solo il catenaccio spezzato. Del «garellino» non ne aveva saputo più nulla. Fino a ieri, quando una telefonata del comandante della Polstrada di Romagnano Sesia, Michele Papa, lo ha informato del ritrovamento del ciclomotore blu scuro con il numero di telaio corrispondente al Garelli «Noi» di cui era stata denunciata la «sparizione» trent’anni fa.
    Il controllo della Polstrada

    «All’inizio ho pensato a uno scherzo. - dice Pietro Pozzi -. Quando mi hanno spedito la foto via Whatsapp, però, ho riconosciuto il mio “garellino”. Pazzesco». Il ciclomotore è riapparso stipato nel vano di carico di un monovolume fermato per un controllo dagli agenti di pattuglia al casello di Romagnano Sesia, sull’autostrada A26 nel pomeriggio di martedì 14 luglio. Al volante del veicolo c’era M.M., un cittadino francese originario del Marocco, di 39 anni, proveniente dal varesotto e diretto in Francia. Tra la grande quantità di oggetti impilati nel bagagliaio della vettura, non è passato inosservato il Garelli che pur essendo d’antan, era in ottime condizioni.


    «Ci rimasi malissimo»

    «Ora che l’ho ritrovato lo terrò come una reliquia, in ricordo di mio padre, mancato tre anni fa. - dice Pietro che oggi ha 50 anni e vive a Montesiro, in Brianza, dove lavora come autista e come tecnico audio per una compagnia teatrale -. Grazie agli agenti della polizia stradale per aver dato un lieto fine a una delle più cocenti delusioni vissute in quegli anni: restai molto male quando trovai la catena antifurto tagliata e del Garelli più nessuna traccia».
    Il cittadino francese non ha saputo spiegare come mai il Garelli fosse a bordo dell’auto che guidava. L’uomo è stato denunciato a piede libero per ricettazione mentre il monovolume è stato sequestrato poiché privo di copertura assicurativa.

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  5. Avevo 15 anni...classica giornata estiva passata in piscina con gli amici...esco e catena spezzata...mi venne un colpo...realizzavo immediatamente che dovevo dire addio al mio CIAO blu metallizato con cerchi in lega argento...uno spettacolo!!!...giuro appena lucidato il giorno prima...ricorderò questo particolare per tutta la vita perché oltre il danno suonò come una tremenda beffa...che delusione...seguì la solita denuncia...

    Superfluo dire che aspetto ancora una chiamata dai carabinieri...jajaja...

    Per compensare la delusione poco tempo dopo comprai un SI verde bottiglia con cerchi in lega argento che ancora costudisco gelosamente in box...chi mi conosce sa che quando mi traferirò a Cuba la mitica sella lunga mi seguirà per scorrazzare come i vecchi tempi...

    quanti ricordi...i motori truccati...le impennate con gli amici...qualche cazzata qua e là...le prime camporelle...jajaja...

    Freccia

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  6. Io no.
    Al di la del classico Ciao i miei non mi hanno mai comperato nulla di piu' serio, troppa paura che facessi disastri, sopratutto a me stesso.

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    1. il Freccia ragazzetto finite le scuole si è sempre sparato vari lavoretti...
      barista, falegname, magazziniere...e devo ammettere che è stata nà bella palestra...

      per poi sputtanare i pochi denari...chiaramente!

      P.S.: il SI non è nulla di serio è un Ciao con la sella lunga...mas o meno...

      Freccia

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    2. Io andavo al mare, in Liguria dai nonni dal primo giorno di vacanza estivo, all'ultimo.

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  7. Quanto tempo, spazio, pubblicità alla Sanchez...

    forse stiamo tutti facendo il suo gioco, della serie:

    "Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli."

    Freccia

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  8. Beh però dai.....Napolitano molti lo chiamo Giorgio....ah scusa Re Giorgio(ah se e quando la storia farà il suo corso onestamente quante responsabilità addossera' a quest'uomo...),scherzi a parte e' che noi non possiamo avere con i nostri politici la familiarità che hanno i latini con i loro,i nostri manco fanno finta di essere tra il popolo vivono proprio in un altro mondo,in un ampolla di cristallo,forse Mateo ha avuto la chance si farsi chiamare Mateo ma la ha buttata via..forse in futuro la avrà un altro Mateo(Salvini..Dio no quiera)ma insomma....sai che stamattina quando salutavo nel gruppo avevo sa Iddio perché sensazione che tu scrivessi di qualcosa legato alla politica,ero certo che scrivessi di come suona diversa la parola Rivoluzione pronunciata da Fidel e da Silvio..forse ci hai pensato pure no?ma magari risentendola pronunciare da Silvio hai solo riso..in maniera amara forse ma riso...ciao Milco buona giornata
    stefano
    p.s.:sul tema motori pure io ho dato..un yamaha virago 250 bordeaux nuovo di pacca rubato a Napoli pistola alla mano due giorni dopo uscita concessionario..ci piango ancora

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  9. Più che di politica è un post di costume

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  10. Hai detto bene....avrà fatto tanti errori...ma Fidel rimane un grande....l'ultimo grande della storia.....! Una persona che ha combattuto per la sua terra e per il suo popolo.....che si è fatto la galera.....che ha fatto due anni di guerriglia nella Sierra Maestra....che ha resistito a cospirazioni ed attentati della Cia per 40 anni......! E non scordiamoci che Fidel,non era un povero campesino....ma era figlio di ricchi proprietari terrieri.....categoria a cui andava benissimo uno come Batista.....blanco79

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