venerdì 2 ottobre 2015

MANGIARE INSIEME

 

Essendo nato al principio degli anni sessanta, anni in cui imperava il boom economico italiano, o forse proprio grazie a questo, sono cresciuto in una famiglia dove entrambi i genitori lavoravano duramente.
Famiglia operaia, con la abuela, mai enferma, che si occupava della casa e del vostro umile scriba, mentre il resto della famiglia era a tirare la lima.
Uno dei riti sacri era la cena da consumare, tassativamente, tutti insieme.
Esistevano alcune regole di buona educazione che, inevitabilmente, mi sono portato dietro per tutta la vita, esattamente come e' accaduto a molti di voi per situazioni accadute durante l'infanzia.
Intanto, come dicevo, mangiare tutti insieme qualunque cosa capitasse, prima di mangiare lavarsi le mani, la minestra andava sempre mangiata, il secondo doveva rigorosamente essere accompagnato col pane, mai mettersi nel piatto piu' cose di quelle che si volevano mangiare, di conseguenza mai avanzare nulla nel piatto stesso, infine nessuno si alzava dal tavolo prima che tutti avessero finito di mangiare.
Sono abitudini che ti segnano in positivo e ti accompagnano poi per il resto della tua vita.
A Cuba, ma oramai pare anche in molte famiglie nel nostro paese, le cose funzionano in modo differente.
Devo dire, per essere sincero che la familia dove vivo ha questa abitudine ma si tratta di una mosca bianca.
Solitamente ognuno, in una normale famiglia cubana, fa il cazzo che vuole.
Il pranzo praticamente non esiste, ognuno si arrangia per conto suo, c'e' chi smangiucchia qualcosa a casa, chi mangia qualche porcheria por la calle, chi lo salta per poi riempirsi di schifezze nel pomeriggio.
Alla sera, almeno da quello che ho visto io in questi anni, ognuno che arriva apre il frigo e mangia quello che trova.
Non esiste, nella maggior parte dei casi il concetto del mangiare insieme, come dovrebbe fare una famiglia normale.
Forse perche' a Cuba di famiglie normali ce ne sono poche.
Aspettare il rientro dal lavoro del padre per cenare insieme e' anche un gesto di rispetto, ma se invece del padre c'e' un padrastro o qualcosa di simile, quasi sempre mai amato quando non temuto, allora e' chiaro che certe convenzioni finiscono a donne di cattivi costumi.
In molte famiglie l'unica cosa certa e' la madre, il padre non e' il padre, mentre fratelli e sorelle sono tali soltanto se riferiti ad un solo genitore.
E' chiaro che in questo modo i vincoli famigliari siano piuttosto labili e precari.
Ognuno che arriva si cucina quello che vuole, o meglio la madre cucina, ogni volta, per il nuovo arrivato.
Non che la cubana perda molto tempo dietro ai fornelli, presa com'e' fra una novelas e un chisme, cosi' ognuno che arriva si riempie il piatto e mangia per i fatti suoi.
Manca il concetto di famiglia, di apparecchiare una tavola insieme e poi sparecchiarla, lo stare seduti tutti insieme per raccontarsi quello che e' accaduto durante la giornata e cosa potra' accadere il giorno dopo.
Un po' come accadeva da noi anni fa, prima che si mangiasse in silenzio davanti alla televisione o, peggio, smanettando sul telefonino.
Sia da noi che a Cuba si stanno perdendo momenti importanti, il cenare assieme era per noi un rito che riuniva la famiglia, un momento di comunione insostituibile che contribuiva a cementare i rapporti interpersonali.
Fra l'altro a Cuba le cose nel frigorifero durano poco, se qualcuno compera qualcosa che va leggermente al di fuori del mangiare solito di tutti i giorni, come un Key o della cerveza, si puo' essere matematicamente sicuri che nel giro di pochissimo tempo il tutto sparira' alla velocita' della luce.
Quando si dice che a Cuba non si butta via nulla ci si riferisce anche al fatto che, in un modo o nell'altro, tutto viene inglobato in quelle capienti panze, a qualunque ora del giorno e della notte.

16 commenti:

  1. Se l’uomo più popolare del mondo delegittima in pubblico uno degli uomini meno popolari d’Italia significa che sono saltate tutte le regole del gioco e forse anche della misericordia. Dai tempi di Wojtyla ci siamo abituati all’idea che il Papa tenga conferenze-stampa come un allenatore di calcio. Ma gli allenatori non parlano mai dei singoli, mentre Bergoglio ha preso apertamente le distanze dal suo dirimpettaio d’Oltretevere, il sindaco Marino. Sull’aereo che lo riportava a Roma, stimolato da una domanda forse non casuale, il Papa ha tenuto a precisare di non avere invitato il sindaco in America e di essersi addirittura informato con gli organizzatori, finendo poi con l’attribuire la sua presenza al fatto che «Marino si professa cattolico». (Si noti la sfumatura gesuitica: non che «è cattolico», ma che «si professa» tale).
    Peccato che i fatti, come spesso capita nel mondo della comunicazione, siano un po’ diversi. Marino non ha mai detto di essere stato invitato dal Papa. Anzi, fin dall’inizio dell’estate, tutti sapevano che l’invito gli era stato recapitato dal sindaco di Filadelfia, il quale si è accollato le spese del viaggio. Ma a un certo punto, complice la passione eccessivamente sbandierata da Marino per questo Pontefice, la realtà ha assunto la forma di una panzana molto più intrigante e il sindaco è stato trasformato in un «Papa boy» al seguito. Bergoglio è sceso ancora una volta dalla cattedra, stavolta per smentire una non notizia partorita dal retrobottega della politica. Ma così facendo ci è entrato anche lui. E un Papa nel retrobottega non è mai un bel vedere.
    MASSIMO GRAMELLINI

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  2. Era in ritardo per prendere l’aereo. Così, per tentare di bloccarlo, ha telefonato alla polizia e, in arabo, ha lanciato l’allarme: «Sul volo c’è una bomba». È accaduto giovedì sera, all’aeroporto Sandro Pertini di Caselle. L’aereo, il volo Alitalia delle 21 per Roma, era sulla pista, passeggeri ed equipaggio sono stati fatti scendere e sono scattati i controlli che hanno dato esito negativo.
    Mentre le forze dell’ordine completavano le operazioni il passeggero ritardatario, un italiano, si è presentato al check in, chiedendo di poter salire. Sarà denunciato per procurato allarme. Il volo è alla fine partito, con due ore e mezza di ritardo, alle 23,30.

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  3. Chi tardi arriva male alloggia.Giuseppe

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  4. Uno dei primi problemi di convivenza familiare con la mia diversa è proprio stato tentare di imporre la regola dello stare uniti a tavola coi figli. Ho dovuto rinunciare !
    Renato

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    1. Caro Renato ci sono battaglie perse prima ancora di essere combattute.

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  5. Caro Milco,
    non posso far altro che confermare.
    Nonostante si sforzino a mangiare a tavola la sera tutti insieme perchè ci siamo anche noi (durante le vacanze), il soggiorno è un porto di mare.
    Ci si serve dal frigo e da las ollas, e poi si va davanti alla tv a cenare.

    Purtroppo questa brutta abitudine mi ha condizionato e, tranne la domenica, spesso anche io mi ritrovo con un piatto sulle gambe seduto sul divano. Tristezza...

    Simone

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    1. Infatti mangiano insieme solo e unicamente se ci siete voi....

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  6. Famiglie mediamente con figli delle età più disparate nati da stesso padre e madri diverse o il contrario portano a questo inevitabilmente, primo non c'è ora per mangiare o cenare, secondo ognuno mangia accampato dove gli pare, davanti tv, ascoltando musica, nel patio etc etc, i bambini poi vengono letteralmente inseguiti nella calle e gli si da un boccone tra un gioco e una corsa ..un gran casino..quando avevo famiglia cubana una delle cose più imbarazzanti è che alla cena mi cucinassero mi servissero a tavola e li fossi unico a mangiare tra gente che si faceva i ca..i suoi; i frigoriferi presi d'assalto manco fort apache poi.....io nato in famiglia in cui a pranzo nada perche' papa' e mamma lavoravano fino al pomeriggio inoltrato ma la sera ci si riuniva puntualmente alle 19 e si cenava assieme...buona giornata a tutti
    stefano

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  7. Le madri sono sempre certe...i papa' meno.
    Quel gran casino pero' e' anche una delle cose che, con ogni porbabilita', amiamo piu' di Cuba.
    Accadesse nei Grigioni ci interesserebbe meno....

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  8. I cubani Milco sono selvaggi, lo dico con molto rispetto, senza offesa...abbiamo culture diverse purtroppo, e io a volte faccio proprio fatica a concepire i loro modi di fare....non parlo solo dei pasti, ma anche di altro, anche per come concepiscono una relazione ad esempio, non hanno quelle accortezze, quelle attenzioni che in una coppia servono, e che fanno piacere, oppure il risolvere le cose d'istinto, senza ragionare....Ovviamente hanno anche dei pregi, altrimenti non saremmo innamorati di Cuba e dei cubani, ma su molte cose la nostra cultura cozza di brutto con la loro.....serve tanta pazienza per relazionarsi con loro, ma proprio tanta.

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  9. Ogni popolo ha cose buone e altre meno. Dobbiamo se vogliamo imparare a conviverci

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    1. Condivido Milco, peccato lo stesso spirito di sacrificio non lo abbiano i cubani, o almeno larga parte di loro, il culo bianco si deve far carico anche di "educare".

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    2. Ma sai quando nasci in un contesto in cui si ritiene che tutto sia dovuto....

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  10. A me interessa sempre sapere cosa mia madre (benedetta Donna) mi fa trovare a tavola, di conseguenza apprezzo molto la buona tavola. La negrita quando è venuta in Italia a volte si dilettva ai fornelli, ma quando qualche strano pensiero gli passava per la cabeza (quando le cubane hanno il grugno non le smuovi proprio) sembrava disinterrarsi dell'argomento pasti, ribattendo: io mangio quello che ci sta !!! il che poteva equivalere anche a niente... P68

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  11. Col bene che si mangia in Abruzzo....

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