sabato 31 gennaio 2015

ESODO BIBLICO

 

Ieri mattina, a seguito di alcune indicazioni vostre sui container, il mio socio ha chiamato uno dei numeri da voi indicato.
Mi pare quello di Dado.
Ovviamente ne sentiremo altri.
Il tipo ci ha fatto il prezzo di 3000 euro piu' 700 cuc per la aduana a La Habana, piu' (aggiungo io) qualche altro centone di cagnotta da dare ai funzionari cubani perche' non si mettano a rompere le palle, spulciando cio' che ci metteremo.
La cosa piu' interessante che il tizio al telefono ha detto al mio amico e' che “oramai siamo di fronte ad un esodo”.
Il fatto di lasciare l'Italia e' stato ampiamente trattato su questo blog, ma trovarsi di fronte ad affermazioni simili e a cifre da esodo biblico sono un'ulteriore argomento di riflessione.
Il tizio diceva che, ogni giorno, partono container per Cuba, inviati da gente che si trasferisce nella maggiore delle Antille in pianta stabile.
Attenzione non parliamo di gente in pensione o con grandi capitali imboscati.
Sta' lasciando il paese, non necessariamente per andare solo a Cuba, gente con 10/20 mila euro nel borsillo e nulla di piu'.
Gente che pur di andarsene mette in discussione la propria vita fin dalle fondamenta.
Resto dell'idea che andarsene definitivamente sia come fare un figlio.
Se ci pensi, lo programmi, aspetti di avere la condizione giusta, il momento perfetto....non lo fai mai.
A un bel momento diventa, andarsene, una decisione di pancia.
Ci si rende conto che questo paese e' finito, cha non ha piu' nulla da darci che stiamo mettendo a repentaglio il nostro stomaco e la nostra salute e, a qul punto, avendo un'appiglio a cui aggrapparsi, da qualche parte del mondo, ci si muove in funzione del grande passo.
Spesso parliamo del fatto che “fino a quando qua' ci sara' un lavoro ecc....” in questo modo si corre il rischio concreto di vedere passare gli anni tenendosi dentro un sogno.
I sogni prima o poi andrebbero realizzati.
L'altro giorno il tg3 raccontava che quasi 500000 pensionati hanno deciso di vivere fuori dal paese, vivere in luoghi dove 1000 euro al mese consentono una vita dignitosa, senza la paura che la rottura di un dente metta a repentaglio il bilancio mensile.
Da noi, se sei proprietario di casa, con quella cifra, sopravvivi sempre nella speranza che non succeda nulla di grave.
A Cuba, se hai casa, con 50 cuc alla settimana una famiglia di 2/4 persone vive decorosamente.
Nulla di straordinario ma molti miei conoscenti vivono con questo budget mangiando carne 2 volte al giorno.
Qua' e' fattibile?
Possiamo uscire da un mercato con 3 cubalse pieni di cibo avendo speso 2 euro?
Quattromila torinesi, nel 2013, se ne sono andati all'estero, la maggior parte di loro sono quarantenni disillusi dal nostro paese, gente partita per cercare una vita piu' dignitosa altrove.
Come biasimarli?
Mattarella presidente...ma vaffanculo!
Nessuno lascia il paese per andare a fare l'amerikano in giro, tanti italiani che conosco, a Tunas, fanno la vita piu' normale di questo mondo.
Qualcuno ha affittato l'alloggio che aveva in Italia e con quei 350/400 euro al mese vive a Cuba, senza troppi fronzoli ma senza neanche grandi rompimenti di coglioni.
La ricerca della felicita' non e' soltanto un diritto ma bensi e' un dovere che tutti abbiamo.
Oramai non e' solo piu' un pensiero ma una scelta programmatica andarsene via, siti che raccontano storie di chi l'ha fatto sono visitatissimi ogni giorno di piu'.
Un esodo bibilico amici miei.

giovedì 29 gennaio 2015

LO STATO E LE CASE

 

Era inevitabile.
Dovevamo aspettarci che lo stato cubano entrasse pesantemente nel discorso della compravendita di immobili.
Fino ad oggi per entrare in possesso di un'immobile (quando dico possesso, riferendoci a noi, ovviamente, vanno messe le virgolette) a Cuba esistevano due soluzioni.
La compravendita vera e propria e la donazione.
Lo stato si e' accorto che su 200000 passaggi di proprieta' tre quarti rientravano nella seconda categoria.
150.000 cubani, nell'ultimo anno avevano deciso di “donare” a titolo gratuito, quasi sempre a perfetti sconosciuti, il loro bene piu' caro.
La casa.
Questa mecanica non poteva durare a lungo.
Non solo.
Nelle vendite reali era il compratore a indicare la cifra d'acquisto, su cui sia lui che il venditore pagavano il 4%.
Visto che il piu' sano ha le croste vi dico subito che noi dichiarammo mi pare 40 o 50 mila pesos cubani come cifra di acquisto e su questa cifra pagammo il 4%.
Vi assicuro che avremo potuto fare di meglio ma pagare poche decine di cuc mi sembrava il minimo...
Ora anche questa situazione e' andata a finire.
Sono piuttosto aggiornato in materia, mi sono puppato tutta una mesa redonda dove spiegavano benissimo la nuova medida.
Per quanto riguarda le vendite reali lo stato stabilira' coefficenti di valore da 1 a 5 e su quelli stabilira' il valore dell'immobile.
Finalmente, come avviene in tutto il mondo, si stabilira' un valore anche in funzione dell'ubicazione della casa.
Nei quartieri piu' prestigiosi della capitale il valore sara' molto maggiore rispetto agli altri barrios o al valore di una casa uguale in un'altra provincia.
Si chiamera' valore referenziale e sostituira' il valore legale, quello fino ad oggi dichiarato da noi.
In pratica una casa di 4 cuarti e un garage nei quartieri Playa, Plaza o Habana vieja varra', per lo stato circa 500.000 pesos e su quella cifra si paghera' il 4%.
Per chi decide di investire 50 mila euro per l'acquisto di una casa a Cuba non sara' una cosa che spaventa, ma se ci mettiamo anche il cambio attuale....beh la cosa potrebbe non fare piacere.
Sono comunque soldi in piu' da sborsare.
L'italiano che mi ha venduto casa mi propose la donazione, io rifiutai facendogli notare che il grano che gli mettevo in mano a me nessuno lo aveva donato.
In piu', ed e' un'altra ragione per cui la sconsiglio, esiste la possibilita', (magari remota ma perche' rischiare?) che eventuali eredi del “donatore” possano impugnare la cosa e contestarla.
Comunque anche nel casi di donazioni varrano gli stessi parametri utilizzati per le vendite vere e proprie.
Quindi si paghera' il 4% del valore indicato dallo stato in funzione dell'ubicazione e del valore dell'immobile.
In piu' non sara' possibile fare donazioni ad estranei ma soltanto a parenti fino al quarto grado.
Non ho capito bene se il provvedimento, nei confronti delle donazioni passate, avra' un valore retroattivo, chi ha utilizzato questo sistema per entrare in possesso di una casa si informi bene e magari subito.
Invece in casi di divorzi ed eredita' varra' il valore legale e queste nuove medidas non avranno valore.
Una casa come quella che ho acquistato io, che a La Habana sarebbe valutata secondo il coefficiente di ubicazione circa 500.000 pesos, varra', per lo stato, poco meno di 120.000 pesos.
In pratica il mio 4% sarebbe stato il triplo rispetto a quello pagato.
Ripeto per noi non sono cifre spaventose ma per un cubano e' un gasto di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
A questo punto le donazioni, suppongo crolleranno in modo verticale e questo al di la' del discorso legato al grado di parentela.
Visto che bisognera' comunque pagare il 4% tanto varra' farlo per un acquisto vero e proprio.
Il compratore dovra' pero' spiegare, con ogni probabilita', la provenienza del denaro con cui acquistera' la casa, situazione che con le donazioni non era necessaria.
Come dicevo all'inizio era inevitabile che accadesse....era solo questione di tempo.

martedì 27 gennaio 2015

IL CAMBIO

 

Iniziamo ad analizzare una serie di situazioni in cui mi sono imbattuto in questo preciso ed importante momento storico per l'isola.
Inizierei, oggi, col parlare del cambio euro-cuc.
Sabato era intorno a 1,08 mentre in aeroporto, a Holguin, cambiavano a 1.06.
Una schifezza!
Negli ultimi anni il cambio e' sempre stato, entro certi limiti, oscillante fra 1.20 e 1.35.
Solitamente un po' piu' alto nei mesi centrali dell'anno, mentre verso i mesi finali tendeva ad abbassarsi un po'.
Ora esiste la concreta possibilita' che si scenda sotto il rapporto 1 a 1, probabilmente e' solo questione di giorni.
Questa situazione ha, ovviamente, bloccato praticamente ogni trattativa di acquisto di immobili da parte di chi vive nell'area dell'euro.
Un esempio concreto; la casa fra acquisto, mobili e menate varie mi e' costata 24000 cuc (19000 piu' 5000).
Una buona parte pagata a 1.33-1.34 mentre l'ultima parte a 1.22-1.24, diciamo una media di 1.30.
Quindi arrotondando parliamo di 18500 euro.
Oggi lo stesso meccanismo lo pagherei oltre 22500.
Un amico fra comperare una grande casa e metterla a posto ha speso intorno ai 50000 cuc; 38500 al vecchio cambio, mal contati.
Oggi spenderebbe oltre 47000.
Non sono dettagli amici miei.
In una vacanza classica, quella dei duemila euro canonici, si lasciano sul banco quasi 600 cuc, mica lupini...
Quindi il mercato immobiliare, almeno per noi dell'euro, si e' bloccato, e dire che, proprio per questa contingenza si potrebbero strappare dei bei prezzi.
Un'amico ha comperato nei giorni scorsi a Camaguey una grande casa, dove sicuramente dovra' spendere per ristrutturare, a 12000 cuc.
La richiesta iniziale era superiore ai 20000 ma quando si e' parlato di mettere i soldi veri sul tavolo, in un momento in cui quasi nessuno lo fa, l'accordo e' stato raggiunto, credo ad una ottima valutazione.
Le ragioni di questo crollo dell'euro sono abbastanza evidenti e questo al di la' del discorso legato al costo del petrolio.
Un euro forte vuol dire esportazioni di prodotti piu' complicata, un euro piu' debole spingera' i compratori a mettere mano al borsillo piu' facilmente.
Magari risalira' nei prossimi mesi ma temo che valutazioni intorno all'1.30 ce le sogneremo.
Chi ha avuto la possibilita' e...l'accortezza di muoversi per tempo malissimo non ha fatto.
Tenete conto che anche ristrutturare costa un botto in piu'. All'aumento, fisiologico, di tutti i prodotti legati all'edilizia va' aggiunto il salasso di un cambio vicino alla parita'.
Ho visto gente che, da decenni, rentava il carro e mangiava in paladar, viaggiare a piedi col cubalse col cibo in mano per cucinare a casa.
Se non si vuole rinunciare a Cuba occorre fare i conti con un potere d'acquisto decisamente piu' basso rispetto al passato.
Io con la visa familiar vado di lusso, ma sto' seriamente pensando ad acquistare uno scooter, fosse anche una merda elettrica (anche se di buon livello come quelle che si vedono ora in giro).
In poco piu' di un'anno rientrerei della spesa non rentando piu' il mezzo, pur potendolo fare a prezzi...personalizzati come mi accade da anni.
Vi posso assicurare che andare a cambiare 1000 euro e vedersi dare in cambio 1000 cuc invece che 1350 fa la differenza, sopratutto in un soggiorno lungo.
Temo che la confraternita' della tucola con 2 cannucce dovra' inserirne una terza nel beccuccio della bibita.
Ognuno di noi dovra' mettere nel conto per la prossima vacanza un costo maggiore per tutti i servizi a cui vorremo accedere.
La benzina costera' anche un po' meno rispetto a prima, ma con un cambio simile alla fine costera' di piu'.
Lo stesso discorso per la renta, il mangiare e....i vari momenti ludici.
Se la prossima estate costruisco il secondo quarto dovro' mettere nel conto, minimo minimo, il 30% in piu' di spesa.
Pinga!

venerdì 23 gennaio 2015

INTERVISTA

 

Questa e'líntervista pubblicata su Americano 43

Buona Lettura 

 

Info su Cuba, parla un blogger di successo

Fasano - autore di un blog dedicato a Cuba, oltre che scrittore - ci parla del futuro dell'Isla grande. E del suo personale successo.

In un terreno molto più difficile e competitivo di quanto si creda - cioè la blogosfera italiana che parla di Cuba - c'è un blogger che è riuscito a emergere e imporsi. Il blog 'Cuba: un'isola nel sole' - reperibile all'indirizzo web http://unisolanelsole.blogspot.it/ - dovrebbe essere fonte imprescindibile di notizie - e relative interpretazioni - per tutti i commentatori, giornalisti e tuttologi che nei prossimi mesi si occuperanno del disgelo Cuba - Stati uniti, promosso da papa Francesco. Se non altro per evitare quegli imperdonabili svarioni e quelle imprecisioni - già (dolorosamente) le immaginiamo - che non possono essere evitate da chi non si sia fatto le ossa su quell'insidioso terreno tropicale, e che per altro verso macchieranno il loro curriculum.

 
Milco Fasano - bloguero, scrittore e operatore turistico piemontese, poco più che cinquantenne - è anche autore di due sfiziosi libri di racconti. Queste raccolte ci raccontano l'evoluzione della maggiore delle Antille dal duemila sino ai nostri giorni, e non dovrebbero mancare nelle librerie degli aficionado dell'Isola. Le interviste cult di 'Americanos43 - Lettera43' non potevano quindi tralasciare la nostra chiacchierata con Fasano, peraltro già pubblicata alcune settimane fa sul suo blog.
Questo prodotto editoriale forse ruspante - le cui licenze sintattiche faranno storcere il naso a qualche purista della comunicazione - non è immune da attacchi provenienti dalla giungla del web: se ne critica l'impostazione personale, l'esser troppo centrato sulla realtà della cittadina di Las Tunas, finanche l'eccessiva morbidezza verso un'organizzazione sociale, ove è tuttora eccessiva la repressione del dissenso, non solo politico.
 
E tuttavia - senza voler esserne difensori d'ufficio - ricordiamo che un blog deve imprescindibilmente basarsi sull'esperienza personale e la sensibilità politica di chi ne è autore.
 
E' autore dell'esperimento più interessante, all'interno della blogosfera italiana che si occupa di Cuba. Qual è stata la formula vincente? Com'è riuscito a imporsi sui competitor, e a creare un mezzo di comunicazione - l'ha scritto lei stesso - che è letto anche dalle alte sfere del potere?   
«Non credo esista una formula vincente, la cosa più importante è essere sempre sinceri, sopratutto con se stessi. La gente lo percepisce e lo apprezza. Se ho un merito, è quello di aver intuito - e con largo anticipo - il declino di altri strumenti virtuali, utilizzati in passato dagli appassionati dell'Isola: penso ai forum. D'altro canto si tratta di un declino, quello dei forum, che coinvolge non soltanto il mondo virtuale cubano. I social media hanno soppiantato un modo vecchio e inutilmente astioso di comunicare. Le liti, gli insulti, il metterla sempre sul personale hanno fatto il loro tempo, specialmente per il foltissimo plotone degli appassionati di Cuba. Un blog moderato consente a tutti di potersi esprimere liberamente, o anche semplicemente di leggere quella che, a tutti gli effetti, è un'opinione. Un'opinione discutibile come tante altre, ma espressa da chi ci mette sempre la faccia. La gente è stufa di nick dietro i quali c'e' il nulla. Tutti possono intervenire quando vogliono, poche regole di comune convivenza, e tutto scorre in modo fluido e sereno. Che il blog sia letto a Cuba in alto loco è in realtà un chisme. Riferitomi da chi in alto loco - per motivi anche giornalistici - ci bivacca quotidianamente».
 
Come vede il futuro dell'Isla grande dopo che nel febbraio 2018 - ormai non è un segreto per nessuno - la generazione della Rivoluzione abbandonerà in blocco il potere?
«Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe davvero la sfera di cristallo. Le ipotesi sul tavolo sono almeno tre. La prima è rappresentata dalla continuità col modello attuale: al potere salirebbero personaggi che - pur non avendo fatto la Rivoluzione per motivi anagrafici - ne incarnano l'ideologia e le prospettive. Miguel Díaz-Canel, l'uomo che dovrebbe essere designato per la successione, rappresenterebbe la continuità col passato. La seconda ipotesi vede in campo nuovi personaggi, anagraficamente più giovani, che porterebbero il Paese verso un'economia mista. Questo modello manterrebbe alcuni dei requisiti socialisti, tentando di farli convivere con un'economia di mercato. Forse è l'ipotesi più credibile. La terza, la meno auspicabile, è rappresentata dall'implosione del sistema, cui seguirebbe un certo periodo di anarchia. Fino al momento in cui l'ingombrante vicino del nord non prenderebbe in mano le redini della situazione...».
 
Nel 2012 ha dato alle stampe il libro «L'altro lato del bloqueo», una raccolta di piccoli racconti dedicati a Cuba. Ce ne può parlare?
«Si tratta di una raccolta di racconti brevi - alcuni pubblicati sul blog - che descrivono, con una malcelata nostalgia, una Cuba che forse oggi non esiste più, o che comunque sta scomparendo: la Cuba senza telefonini e internet, con pochi ristoranti e negozi spesso vuoti.La Cuba dove si andava in discoteca alle dieci di sera, e in cui le ragazze ti guardavano davvero fisso negli occhi, come solo le cubane sanno fare».
 
L'anno successivo, è uscito invece «Cuba; un'isola nel sole». Può descriverci anche questo tentativo di tratteggiare una delle realtà più surreali del pianeta?
«Questo è un libro più duro, con meno spazio dedicato alla fantasia: una piccola testimonianza della Cuba che cambia. Un libro che parla anche di noi, turisti da decenni, che siamo cambiati con lei. Sicuramente, rispetto a quello precedente, è un libro che lascia meno spazio ai sogni, e ai voli pindarici».
 
Come sono evoluti, nell'arco degli ultimi quindici anni, l'amore e l'attrazione fatale degli italiani verso l'Isola? Come ha inciso la terribile crisi economica sulla passione dei nostri connazionali per Cuba e la sua gente?
«Sicuramente, in tre lustri, molte cose sono cambiate. E siamo cambiati anche noi. Probabilmente chi vedeva l'Isola soltanto come un luogo dove trovare donne non particolarmente difficili, si è orientato verso differenti e meno problematiche mete. Noi che siamo rimasti abbiamo tentato, con risultati non sempre memorabili, di integrarci nell'ambiente sociale cubano. Ognuno l'ha fatto a modo suo, chi comprando una casa, chi mettendo al mondo figli, e chi prendendo la residenza nell'Isola. Oggi, per molti di noi, Cuba non è più soltanto un luogo di vacanza, bensì una seconda patria. Con tutto quello che una scelta simile comporta. La crisi economica, semplicemente, ci fa spendere il denaro con maggiore oculatezza, e scegliere - quando possibile - compagne che sappiano condividere con noi sia la cattiva, sia la buona sorte».

lunedì 12 gennaio 2015

UN SALUTO

 

Cari  amici un saluto da Cuba
Pur non essendoci la canicola di settembre fa abbastanza caldo, insomma niente a che vedere con il frio che ho lasciato in Italia anche se mi dicono che sa voi e' primavera....
La renta e'partita nel migliore dei modi, lámico italiano sta' gozando bastante e per fine mese e' previsto un israelita.
Provvedero' ad appendere un quadro di Arafat al muro...
Come davvero speravo la famiglia si e'messa a capo della cosa, la suegra manda avanti la renta, il marito, quando rientra dal lavoro da una mano e la fanciulla studia...insomma fa la fanciulla.
Molto bene cosi', lasciamo le cose da adulti agli adulti.
La citta'e'strapiena di turisti alla facciaccia della crisi, ovviamente e'presente in forze tutta la confraternita della rucola con due cannucce...
Ieri siamo andati al mare, tempo non da urlo ma mangiata di pesce epocale.
Ha aperto il terzo paladar gestito da italiani della citta'. sembra carino, mi piace poco il guardaspalda all''éntrata e pare che i tempi di attesa siano eccessivi, almeno per un locale pretestuoso.
Per il resto la stessa Cuba di sempre anzi la stessa Tunas che non sorprende ma neanche delude mai.
Vado a correre alla pista e, spalla permettendo, faccio qualcosa in palestra, al mio rientro vi raccontero'bparecchie cosertte interessanti
Ragazzi statemi bene.

sabato 3 gennaio 2015

MASTERCHEF

 

In questo mese di dicembre, come ho detto nei giorni precedenti, mi sono goduto un po' piu' del solito la casa.
In questo modo ho avuto modo di vedere, piu' del poco a cui sono abituato, la televisione.
Al di la' dei soliti film e delle manifestazioni sportive, mi hanno incuriosito le decine e decine di trasmissioni dove i protagonisti sono quelli che cucinano.
Fai un po' di zapping ed e' tutto un fiorire di gente che cucina, frigge, bollisce, manteca, prepara, spiega ecc...
Pare che senza un Masterchef oramai non si possa piu' vivere.
Quella manica di finocchi dei cuochi famosi sono trattati e riveriti piu' delle rock star.
Corrono maratone, presenziano ad eventi, presentano serate in discoteca, fanno il giro delle televisioni; e' un miracolo che trovino il tempo anche per cucinare.
Passi che queste trasmissioni dove si cucina avvengano sulle reti italiane; la cucina e' una delle eccellenze del nostro paese, una delle poche esportabili nel mondo.
Ogni regione, come sappiamo bene, ha la propria cultura culinaria che va salvaguardata e rispettata.
La cosa ridicola e' vedere queste trasmissioni, tipo appunto Masterchef, fatte negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, luoghi in cui, se ai fornelli non c'e' un paisa', si mangiano porcherie indicibili.
Eppure questi grandi chef sono tutti americani...
Ora ho visto che persino i bambini si mettono a cucinare.
L'altro giorno ho guardato una di queste trasmissioni; c'era uno di questi fenomeni, un biondo credo yankee o inglese (un'inglese che cucina...) che andava in un ristorante e iniziava ad insultare tutti quelli che ci lavoravano.
Alla fine, grazie ai suoi saggi consigli, le cose tornavano alla normalita'.
Tutti sembravano contenti di farsi prendere per il culo e offendere da quel decerebrato.
Se avessi un ristorante e mi entra uno di questi, alla prima smorfia lo lancio sul selciato antistante al locale...
Pero' se queste trasmissioni hanno un successo cosi' grande una ragione c'e'.
La ragione e' che la gente, sopratutto le nuove generazioni, semplicemente, non sanno piu' cucinare.
Storicamente il cucinare non e' mai stata una cosa che si imparava sui libri, le nonne tramandavano i loro segreti alle figlie, che a loro lovo volta li tramandavano a chi mettevano al mondo, e via di seguito.
Gli uomini erano al lavoro e le donne si occupavano della casa; vista la miseria che spesso imperava, dovevano fare autentici miracoli, col poco che c'era, per mettere insieme il pranzo con la cena.
Mia nonna, uscita dalla guerra, che non buttava via neanche la pelle del salame a queste 4 checche di cuochi avrebbe tranquillamente mangiato in testa.
Oggi il concetto stesso di famiglia e' cambiato, le madri lavorano come i padri e non insegnano piu' nulla alle figlie, oramai schiave del cibo spazzatura.
Tutti i temba italiani, ultreasessantenni che conosco a Cuba cucinano benissimo, spesso chiedo loro consigli, ma hanno vissuto in un'altra Italia.
Invece le ragazze cubane anche le piu' giovani, sanno quasi tutte cucinare.
Certo parliamo delle solite 4 cose che rappresentano l'essenza della cucina cubana, pero' le sanno cucinare.
Il filo invisibile che lega le generazioni non si e' ancora spezzato come e' accaduto da noi, il sapere, tanto o poco che sia ancora si tramanda.
Certo bisogna mettere nel conto che in molte famiglie l'abitudine di mangiare insieme non esiste, chi arriva a casa deve arrangiarsi con quello che c'e', quindi imparare a cucinare e' una questione di sopravvivenza.
Ovviamente, come dicevo prima, se si esce dalle solite 4 cose e' il panico, per cucinarmi il coniglio la suegra ha dovuto fare una riunione di sciure nel barrio.
Se sul fuoco c'e' la pasta devo sovraintendere le operazioni per evitare di dovermi alimentare di brodaglia scotta.
Non sono un grande cuoco ma, essendo on the road da decenni, qualcosa ho imparato a fare.
Anche a Cuba ci sono, brevi, trasmissioni di cucina e da chi sono tenute?
Dai cinesi...

venerdì 2 gennaio 2015

LA REGINA DI CUBA

 

L'altro giorno, su Rai 5, hanno trasmesso uno special dedicato ad Alicia Alonso.
Se, en el sendido comune, Fidel e' il Rey de Cuba, senza ombra di dubbio Alicia Alonso ne e' la Regina.
Giusto per fare un termine di paragone, sicuramente inadeguato; quando penso a un giocatore di tennis che rappresenta il tennis stesso penso a Federer, se penso a una interprete della danza che E' la danza stessa non posso non pensare ad Alicia Alonso.
La sua storia e' del tutto particolare e fuori dall'ordinario, come spesso accade a cubani entrati nella leggenda.
Basti pensare che, a 20 anni, era gia l'etoille del New York Ballet.
Dieci anni dopo, semplicemente, era la ballerina piu' famosa del mondo, parlo di 10 anni prima del Triunfo de la Revolucion.
La sua formazione dal punto di vista artistico fu italiana, infatti il suo primo vero maestro fu' un paisa'.
Successivamente amplio' il suo repertorio grazie ad alcuni ballerini russi fuoriusciti che vivevano negli Stati Uniti.
Dopo la Rivoluzione, venne in contatto con la scuola sovietica vera e propria, come ha affermato lei, l'attuale balletto cubano e' un mix fra il gusto italico, il rigore sovietico e la fantasia caraibica.
Quando Fidel diede inizio all'epopea rivoluzionaria aderi' subito all'idea, facendo giungere una missiva al Comandante en jefe mentre quest'ultimo si trovava nella Sierra Maestra, ricordandogli che nella nuova Cuba la cultura doveva avere uno spazio importante.
Quando i barbudos presero il potere torno' in Patria, decidendo di mettersi al servizio totale del suo paese.
Racconta spesso di come, una sera, mentre stava cenando con il marito e il fratello nella sua casa de La Habana, a un certo punto la strada sotto casa si riempi' di camionette militari e di policia.
Era Fidel.
Le chiese, eravamo appena dopo il Triunfo de la Revolucion, se era pronta a mettere in piedi un'accademia di Danza, una scuola che sarebbe stata di esempio al mondo.
Le domando quanto denaro le serviva, lei disse la cifra e lui le rispose “ti do' il doppio ma datti da fare”.
Da quel momento si mise all'opera per creare prima fisicamente un'istituto dove sarebbero potuto nascere le nuove stelle della danza cubana, poi formando e dirigendo, fino ad oggi, il ballet de Cuba.
Anche nei momenti piu' bui del periodo especial quando a Cuba non c'era nulla, il ballet de Cuba poteva uscire dal paese e andare in giro per il mondo rappresentando l'immagine dell'isola in lotta col potente vicino del nord.
E dire che a 19 anni inizio a perdere la vista e che dall'eta' di 30 anni, nonostante varie operazioni, sia praticamente quasi cieca.
La aiutavano, sul palco, le luci e il sapere che i suoi compagni si trovavano esattamente dove lei si aspettava che fossero.
Ha ballato fino ad oltre 60 anni condividendo il palco coi piu' grandi ballerini di ogni epoca.
Ballo' anche, in un'unica esibizione in Italia, col divino Nereyev, gia' malato di aids.
Il suo cavallo di battaglia fu Giselle, un opera che la consacro' nel mondo.
Una delle sue peculiarita', imparata dal maestro italiano, erano i salti.
Di solito le ballerine evitano questo fondamentale, specifico dei ballerini maschi.
Troppi rischi di farsi male e troppo esposte caviglie e ginocchia.
Lei invece zompava come un grillo e questo, nel panorama della danza mondiale, la rendeva unica.
Oggi, a 94 anni, ma c'e' chi giura che ha passato il secolo di vita, e' ancora al suo posto anche se le gambe l'hanno abbandonata definitivamente.
Ogni 2 anni a La Habana si organizza un festival di balletto dove arrivano compagnie da tutto il mondo, le migliori, appositamente in onore suo, per renderle omaggio.
Certo anche il Ballet de Cuba ha i suoi bravi problemi, ogni tanto qualche ballerino, durante le tournee si....dimentica di rientrare in patria ma e' il problema di sempre.
Come mi disse due anni fa, la capitana di allora della nazionale di hockey su prato; “sarai anche una stella, una gloria del deporte ma con quel salario...non vivi”.
Alicia Alonso poteva fare una vita milionaria, scegliere l'occidente luminoso, le grandi riviste e i grandi teatri.
Invece ha scelto di tornare a Cuba, di aiutare la Rivoluzione, ha messo la sua faccia e il suo enorme talento a disposizione del suo popolo.
Scusate se e' poco.