Forse qualcuno di voi
avra' letto la “profezia” fatta da Fidel nel 1973 di rientro da
una visita ufficiale in Vietnam.
Pare che in
quell'occasione abbia affermato che "gli Usa dialogheranno con noi quando
ci sara' un presidente statunitense nero e un Papa di un paese
dell'America latina”.
Dopo i primi dubbi
riguardanti la veridicita' dell'affermazione, pare che Fidel questa
frase l'abbia detta sul serio.
C'e' chi sostiene che si
trattasse di una battuta detta in risposta ad una domanda del Che.
Una battuta del tipo
“accadra' quando le mucche voleranno” oppure, piu' biblicamente,
quando “un cammello passera' per la cruna di un'ago”.
Forse si e' trattato di
una battuta o forse no, resta il fatto che el Comandante en jefe ha
avuto l'occhio lungo anche in questa occasione.
Sulla capacita' di Fidel
di prevedere i futuri avvenimenti politici si e' fatto molto parlare.
Forse non tutti
ricorderanno la visita di quell'inetto di Gorbaciov all'Avana alla
fine degli anni 80', arrivo' a spiegare a Fidel che era il momento di
cambiare, che si era proceduto di errore in errore e via discorrendo.
Fidel lo ascolto' parlare,
lo accompagno alla scaletta dell'aereo che lo avrebbe riaccompagnato
a Mosca, per poi andare direttamente negli studi televisivi per
un'annuncio che i cubani ricorderanno bene.
Intuendo, vista
l'inettitudine del suo Presidente con la macchia sulla fronte, la
fine dell'Urss avviso' il popolo che sarebbero arrivati tempi non
duri, durissimi.
Cosa che puntualmente
avvenne poco tempo dopo.
Nel 1973 prevedere un
presidente statunitense di colore era pura follia.
C'era stato Martin Luter
King, con la fine che aveva fatto, Malcon X e una segregazione
razziale che era terminata con decreto presidenziale e non certo per
scelta della popolazione, sopratutto quella rurale e confederata
degli stati del sud.
I neri da pochi anni
potevano accedere alle scuole e alle universita' dei bianchi, ma una
reale parita', ammesso che oggi esista davvero, era ancora molto
lontana da venire.
Qualunque politico
americano avesse azzardato una simile ipotesi si sarebbe beccato un
paio di pallettoni in fronte.
Un Papa latino poi era
pura fantascienza.
Il continente americano
era davvero il giardino di casa del dipartimento di stato, regimi
fantocci e corrotti si susseguivano in buona parte dei paesi della
regione.
Dove esistevano movimenti
di guerriglia che volevano rovesciare questo stato di cose,
arrivavano gli squadroni della morte con le loro stragi di stato.
Alcuni coraggiosi
sacerdoti decisero, con la teologia della liberazione, di combattere
con le armi permesse dall'abito ecclesiastico a fianco del popolo,
pagando con la loro vita questo coraggioso gesto.
Monsignor Romero in cima a
tutti, non a caso il suo processo di beatificazione e' stato
accellerato proprio da Francisco.
Se oggi esistono o sono
esistiti Chavez, Mujica, Morales, Correa, Lula, Ortega e altri e'
grazie al sacrificio di quei tanti.
In una situazione simile
pensare a un latino seduto sulla seggiola che fu di Pietro sarebbe
stato davvero andare contro alla realta' dei fatti.
Cuba era sola, sola conto
tutti e c'era pure stata la baia dei porci...
Sono passati piu' di 40
anni, non esiste piu' il blocco socialista, Fidel ha passato la mano
al fratello senza che Posada Carrilles camminasse per centro Avana,
Andreotti e Craxi sono andati a giocare a briscola con satanasso in
persona, il Toro e' tornato in serie A andando pure in Europa.
Dopo oltre 40 anni gli
Stati Uniti hanno avuto un presidente di colore, eletto due volte,
oggi sulla cadrega che fu di Pietro siede un latino.
Cuba e gli Usa hanno
riaperto le loro ambasciate e molte restrizioni sono state tolte.
Entro qualche mese, con
ogni probabilita', il congresso americano a maggioranza repubblicana,
votera' la fine del bloqueo.
Quel vecchio bandito del
Comandante en Jefe ci ha azzeccato ancora una volta.