martedì 30 agosto 2016

ASPETTATIVE

 

Sono parecchi anni che, ora col nostro blog, prima con altre modalita', mi piace raccontare i miei pensieri, le mie esperienze, le mie opinioni riguardo a Cuba ma anche ad altre situazioni.
Leggendo cio' che scrivono alcuni ho sempre avuto e ho oggi, a maggior ragione vista la crisi mondiale che ha toccato gli stili di vita di quasi tutti, la sensazione che molti investano Cuba di eccessive responsabilita'.
Meno male che ho incontrato Cuba”, “Cuba e' la mia vita”, “Cuba mi ha salvato”, “Sono malato di Cuba “ecc....ecc....
Premetto che ognuno ha la sua Cuba e la vive come meglio crede, solo un'idiota, categoria che oramai abbonda in ogni parte dello scibile umano, puo' affermare che “CUBA E' COSI!”
Cuba e' tante cose e non e' quasi mai come certi personaggi la descrivono.
Pero' investire l'isola di cosi' tante responsabilita' nei confronti della nostra vita puo' risultare deleterio, sopratutto se poi le cose non vanno come ci si aspettava.
A quel punto Cuba diventa una merda, i cubani tutti papponi, le cubane tutte ladre e puttane, saltano fuori gli “anni sabbatici” dello sfigato di turno.
L'equazione e' piuttosto semplice.
Piu' si ritiene importante la vita che, per brevi periodi, ci si puo' permettere a Cuba, meno e' importante quella che, per lunghi periodi, trascorriamo in Italia.
Se in Italia facciamo una vita che, pur con tutti i rompimenti di coglioni che fanno parte del vivere quotidiano, ci regala delle soddisfazioni, un soggiorno a Cuba, quasi sicuramente, verra' vissuto per quello che in realta' deve essere; una vacanza.
Molti, moltissimi, confondono un periodo di vacanza con lo stile di vita che vorrebbero fosse normale ogni giorno.
Mescolano una vacanza col la vita reale.
In una vacanza non lavoriamo (un buon 80% della gente considera il proprio lavoro un incidente di percorso) siamo mentalmente rilassati, non abbiamo giramenti di cabasisi ad ogni pie' sospinto, con 4 soldi nel borsillo, arrivati proprio grazie all' incidente di percorso, riusciamo a facilitare i rapporti con l'altro sesso, in generale ci alziamo al mattino gia' con un bel sorriso stampato in volto.
Ma, ripeto, e' una vacanza, non la vita.
La differenza la vediamo quando invitiamo una cubana in Italia, quasi sempre la cosa finisce male e ci ritroviamo a dare la colpa alla fanciulla, mentre siamo noi e tutto il contesto circostante ad essere profondamente differenti.
Parliamoci chiaro, la differenza la fa proprio il sesso facile.
Se fosse possibile in Italia un “ritmo” come quello cubano difficilmente ci imbarcheremo su un'aereo 2/3/4 volte ogni anno.
Ve lo dice uno che lavora nei villaggi e ha una palestra...
Sono proprio quelle 2/3 settimane da “Robert Redford” a spingere molti a pensare che quella dovrebbe essere la vita da vivere ogni giorno.
Ci sono poi persone quella vita la vanno a fare veramente, regolarmente dopo 7/8 mesi ininterrotti di Cuba me li ritrovo davanti incattiviti, incazzati, diffidenti nei confronti di tutto e tutti e.....sorpresa delle sorprese.....”Cuba e' una merda”, “I cubani sono tutti papponi” “Le cubane sono tutte troie ladrone”.
Insomma se le cose a Cuba vanno male la cosa finisce in questo modo, se si decide di far diventare un soggiorno una residenza permanente le cose....finiscono sempre in questo modo...
A quel punto, tornando a bomba del problema, perche' non tornare a considerare i periodi che trascorriamo a Cuba soltanto una bella vacanza?
Una vacanza fatta coi mezzi che ci possiamo permettere che, possibilmente, non devono essere quelli di una penitenza, una vacanza vissuta con le persone che conosciamo bene, che apprezziamo e che ci apprezzano, una vacanza vissuta davvero col sorriso sulle labbra.
Una vacanza che pero' avra' un giorno finale in cui torneremo a casa.
Torneremo a quello che per molti e' un'incidente di percorso, ma che per altri e' una finestra che si affaccia verso una realizzazione personale.
Poi, come sempre, ogni testa e' un piccolo mondo.

SIMUNOVIC VISITE MEDICHE
 

24 commenti:

  1. Ho sempre considerato i miei viaggi a Cuba vacanze, e tali resteranno, anche se un giorno dovessi decidere di andare a svernare nella maggiore delle antille, sempre vacanza sarà...purtroppo ci sono troppi italiani che sputano,e che continuano a sputare nel piatto dove mangiano o hanno mangiato fino a ieri, dando la colpa di questo "fallimento" a Cuba, ai cubani, alla novia, alla suegra, al famillon, ma non è mai colpa loro...Solo i cubani possono vivere alla cubana, mi fanno ridere gli yuma che vanno a Cuba per vivere a la cubana, non sanno minimamente cosa voglia dire vivere a la cubana, e quanti sacrifici si deve essere disposti a fare per vivere a la cubana...questo modo di vivere è innato solo dentro ai cubani, noi al max possiamo (goffamente) imitarli.

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    1. Se ci passi lunghi periodi non sara' piu' una vacanza ma diventera' un'altra cosa.

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    2. Vero, ma la differenza la fa lo spirito con cui si vive quel periodo, io posso fare anche un anno di seguito a Cuba, ma dentro di me mi comporterò sempre da vacanziero, poi è normale più frequenti un posto e piu scopri tante cose utili e meno utili alla permanenza stessa.

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    3. Che si riesca a fare un anno in un altro paese da vacanziero ho i miei dubbi.
      Ho passato anche 7 mesi in luoghi da sogno....dopo un pò le cose cambiano....

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    4. Più che altro io dopo 2 mesi mi rompo i maroni

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    5. Anche perche'...dai e dai...dopo un po' hai voglia anche di una vita normale.

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  2. DAL BLOG MINUTO SETTANTOTTO

    Archiviate le Olimpiadi, ricomincia il campionato di Serie A. “Era l’ora!”, diranno molti più o meno in astinenza dai propri colori sociali, per quanto l’estate sportiva sia stata particolarmente carica di eventi tra Europei, Copa America Centenario e Olimpiadi. Eventi che – senza entrare nel merito – hanno avuto comunque il pregio di oscurare almeno in parte le bordate giornalistiche tipiche del periodo estivo: “scoop” da calciomercato (a Milano aspettano ancora Pjaca) e vaneggiamenti economico-finanziari su transazioni di giocatori e passaggi di società (si è perso il conto di quante aziende cinesi siano state individuate come acquirente del Milan. Nel dubbio Galliani ha chiuso per José Sosa, che gli ultimi colpi è bene spararli finchè si è in tempo), insomma tutto il classico materiale buono come riempitivo finché il pallone nazionale è fermo.
    Uno sport che invece non si è mai fermato è quello del disprezzo anticalcistico, rilanciato alla grande da Francesco Altomare (chiiii? Twitstar al servizio di Mediaset come digital strategist, boh)
    Tralasciando “dettagli” quali che chi lo paga è lo stesso che paga ancora direttamente vari giocatori e che paga direttamente e non varie società calcistiche tramite l’acquisto dei diritti TV delle partite (ma d’altronde pecunia non olet), o che i giocatori della Serie A1 di volley stanno su cifre che mediamente si aggirano sui 250mila euro annui, dieci e più volte inferiori a quelli dei top della Serie A calcistica ma non esattamente bruscolini in valore assoluto; tralasciando questo dicevo è difficile non notare una certa dose di hipsterismo – o, se preferite, qualunquismo – nel metter a confronto sia la caratura e passione sportiva degli atleti di due sport diversi sulla base dei loro stipendi, sia, in seconda battuta, nel metter a confronto (con ovvia nota dispregiativa) la passione e l’affetto dei tifosi verso i propri beniamini a seconda di che sport seguono (e aggiungo: sarei curioso di sapere se Francesco Altomare è un abituale aficionados della serie A1 di volley). Comunque, questo tweet da 1200 e passa interazione tra “mi piace” e “retweet” in fondo ben riassume un certo pensiero comune sul pallone: chi lo segue è un coglione, chi lo pratica ad alti livelli un ladro, chi lo pratica a bassi un illuso, o un fomentato.
    Retorica da quattro soldi in buona sostanza, necessaria per certe persone che così possono dirsi fra di loro quanto sono fighi a non seguire il calcio (di cui magari seguirebbero il torneo olimpico nel caso non fosse uno sport ad altissima esposizione mediatica e ci fosse una nostra nazionale olimpica di livello). Probabilmente è più apprezzabile chi dice che ad esempio il calcio gli fa schifo e preferisce seguire il basket, quindi si guarda la NBA. Almeno uno che guarda l’NBA certamente non motiverà con “eh ma i guadagni dei kalciatori!!1!1!!” per ovvie ragioni.....

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  3. bellissimo post milco cuba deve essere vista come vacanza punto staccare i neuroni ma sapere che non è la vita che puoi fare tutti i giorni ciccio simone il romagnolo meglio di così è uno deve stare col borsillo che tiene ne di piu' ne di meno se vai a vivere la la vedi in ottica molto differente perchè non è piu' in vacanza anche in italia se la vedi in questa ottica vedi il paradiso

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    1. Ho visto.....Paradisi...dopo 7/8 mesi senza...lasciarli...diventare un qualcosa di molto differente.

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  4. .....Tuttavia, nella schiera dei nemici del pallone c’è una frazione che può toccare direttamente anche molta gente come noi, ovvero coloro, con un bagaglio più o meno grande di militanza, ma comunque immersi nel mondo della sinistra: i compagni anticalcio. No, non dico dell’amico scarso che chiamate a calcetto per trovare il quinto che vi manca (che poi sarei io); parlo di quelle persone, politicamente più o meno impegnate a sinistra, che detestano il calcio. Attenzione: il problema non è detestare il calcio, il problema è che molti di costoro procedono all’identificazione del calcio come “oppio dei popoli”, come “circenses” da dare al proletariato, come strumento della reazione, come ostacolo alla rivoluzione o come impedimento alla militanza politica. Storia vecchia in realtà, ma che mi è capitato più volte di constatare di persona. Da qui, la tendenza talvolta di denigrare ancor prima che il calcio “causa dei mali del mondo”, anche chi lo segue, che nel migliore dei casi è un “compagno che sbaglia”, nel peggiore un drogato imbecille che prende la morfina calciofila direttamente dalle mani della borghesia capitalista, paragonabile a un praticante religioso integralista che ascolta acritico il sermone del prete o la kuthba dell’imam.
    Dubito sia utile far un’arringa difensiva del calcio, specie qui. Chi legge questo articolo probabilmente non ne ha bisogno, chi lo troverà per caso la intenderebbe come una difesa del “sistema calcio” , questo nonostante la sfera di cuoio sia un vasto universo che comprende plurime e complesse realtà, come quelle del calcio femminile e dilettantistico, o quelle del calcio popolare, o le questioni inerenti alle sottoculture ultras (o quel che ne rimane) come ci ha raccontato tempo addietro Valerio Marchi, o ancora esempi di resistenza e militanza da dentro il calcio e di resistenza CON il calcio. Sarebbe quasi banale mostrare ai compagni, dotati o forse no di spocchia intellettualistica , ma certamente poco propensi ad una lettura globale della questione e al non voler “vivere la contraddizione”, mostrare, dicevo, che stanno cadendo nel banale errore di confondere la natura del mezzo per poi andare a scambiarlo con il fine, non diversamente da chi confonde ossessivamente la moneta Euro con il fulcro della politica neoliberista finendo per bersi la “sovranità monetaria” come mezzo di liberazione del proletariato (come se la moneta sovrana non fosse stampata da governi capitalisti).

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  5. Il problema è che pure una volta mostrato questo, l’antipatia anticalcistica tenderebbe a rimanere troppo a lungo confusa con l’odio verso il sistema. Quindi compagni, come è ormai acclaratamente una barzelletta ad uso denigratorio la storia dei comunisti con le Nike o dei migranti poveri con lo smartphone, basta anche con questa storia che chi guarda il calcio è necessariamente un assuefatto dal sistema. Il calcio, che pur nell’aspetto del tifo ha connotazioni fideistiche (ma io kamikaze romanisti in nome di Totti ancora non ne ho visti, pur potenzialmente potendo esistere), non è “mezzo lobotomizzatore” come si vuol far credere. Soprattutto non lo è per chi lo segue e continua ad aver ben chiare in sé le critiche su un dato modello di gestione del calcio, sia dal punto di vista economico (comprese le deformazioni del calcioscommesse) che da quello “securitativo” (presente la strage di Hillsborough? Ecco) che sostanzialmente non è inerente al suo esser evento sportivo che appassiona.
    Noi abbiamo fede nella maglia, perché dovremmo vergognarcene? Voi piuttosto vi dovreste vergognare a bollare come “servo del sistema” un operaio che si lamenta del suo abbonamento allo stadio aumentato fin troppo. O uno studente che si vede vietato l’accesso agli eventi sportivi perché è stato colpito da DASPO dopo una manifestazione. O un qualsiasi incensurato che si ritrova costretto a subire la scansione dei dati biometrici per andare a vedere la partita. O una donna calciatrice che per questa sua passione è bollata spregiativamente come lesbica.

    Insomma compagni, noi nonostante l’effetto oppiaceo della fede calcistica ancora lo riconosciamo un proletario. Voi no, state un po’ messi come Francesco Altomare.

    Articolo a cura di Federico Castiglioni.

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  6. Un anno fa le nozze da favola con Kimberly, incorniciate dalle colline fiorentine. E ora Torino. Evidentemente l’Italia è nel destino di Joe Hart, il portiere storico del Manchester City (348 presenze), vincitore tra l’altro di due campionati e una coppa di Lega, e della nazionale inglese di cui difende ininterrottamente la porta da sei anni. Stavolta però il numero uno britannico tiene in mano un biglietto di sola andata e un visto di lavoro: starà molto più tempo nel nostro Paese, secondo le previsioni. Infatti, i Citizens hanno accettato l’offerta del Torino, che dopo una corte lampo e spietata mette a segno così uno dei migliori colpi della presidenza di Urbano Cairo.
    Da Manchester a Torino
    Dall’ex Pallone d’Oro Denis Law, a Tony Dorigo che nel 1998 sbagliò il rigore-promozione contro il Perugia, Hart sarà il sesto «suddito» della Regina a vestire il granata. L’ormai ex numero uno del City ha già prenotato un jet privato per atterrare a Caselle e poter svolgere le visite mediche in giornata, prima della firma e del blitz alla Sisport: è tutto in scaletta dopo l’accordo siglato in nottata. È un innesto che tra l’altro ha una valore doppio, anche se arriverà in prestito secco per una stagione derogando le leggi di mercato dei granata. Perché risolverebbe alla radice il problema del titolare. Gomis e Ichazo sarebbero ceduti a Crotone e Bari, Padelli farebbe il secondo.
    Ingaggio (almeno) diviso
    Il capolavoro del Toro è ormai cosa fatta: ingaggiare a zero euro un calciatore di 29 anni che vale 17 milioni (secondo l’esperto sito Transfermarkt) e ha uno stipendio di 3,5 milioni. Una montagna che i granata, in verità, hanno scalato in poche ore sfruttando il momento, cioè la rottura calciatore-allenatore e la voglia dello stesso Hart di misurarsi in Serie A. Un desiderio amplificato da quell’Attilio Lombardo - ora vice di Mihajlovic - che faceva l’osservatore del City ai tempi in cui in panchina sedeva Roberto Mancini. Il portiere, dal canto suo, ha declinato le offerte di Sunderland e Liverpool, che pure erano più vantaggiose sia per le tasche degli inglesi che per le sue. Ma a far scattare la serratura è stata la garanzia ricevuta, quella del posto fisso. Sembrerà strano, ma anche uno come Hart è a caccia di un impiego sicuro dopo essere stato a sorpresa accantonato da Guardiola, che al suo posto ha già ingaggiato Bravo. Con Mihajlovic l’inglese sarà titolare inamovibile e potrà rilanciarsi. Prospettiva che alla fine ha convinto il suo club (che ha un contratto con lui fino al 2019) a preferire la possibilità Toro, anche se così ha dovuto contribuire alla busta paga: si parlava di dividere le spese a metà, ma i granata alla fine potrebbero aver ottenuto il risultato massimo (stipendio interamente a carico degli inglesi).

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    1. Ragazzi questo e' uno dei migliori portieri al mondo.....che colpo!
      Gratis per un anno e con il City che paga tre quarti di ingaggio....Cairo e' un mito assoluto!
      BENVENUTO CAMPIONE!

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  7. Probabilmente se non ci fosse la famiglia della mia compagna andrei a Cuba solo una volta ogni lustro.
    Grazie al lavoro di mio padre ho girato il mondo e non torno mai due volte nello stesso posto.
    Ma loro sono persone eccezionali che mi vogliono un gran bene e che mi fanno sentire l'affetto della famiglia che non ho mai avuto.

    Le miei aspettative si fermano a questo. I lavori intrapresi a Cuba i futuri sviluppi, la gozadera, sono tutto un di più che se viene è meglio, altrimenti io sono già contento così.

    Simone M&S

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  8. hola! ho letto ora il commento sul post di ieri, ti confermo che sono entrambi miei, ma c'è qualcuno che tenta di emularmi? bello saperlo ja ja ja ja

    tornando al post odierno, riflessioni interessanti. Ho sempre visto la isla come un luogo de gozadera, mi piace molto passeggiare per la capital, la naturaleza de los jardines del rey, las playas, il fatto di essere il paese meno globalizzato del mondo che le dà un fascino retrò ( ma non riuscirei a durare più di un mese o due al massimo per la scarsità e bassa qualità di beni di prima necessità) ma la cosa per cui torno dal 2004 a fare il turista ( importante puntualizzarlo: nada de penitenza) è il sesso facile. Nello specifico sono tremendamente attratto dalla varietà razziale femminile che solo pochi paesi al mondo possono offrire a livelli cubani ( penso a brasile, colombia, stati uniti) e poi per ma las cubanas te lo hacen rico. Anche se da qualche anno mi sono "specializzato" in blanquitas, trigueñas, chninas y blanconazas. Questa è la mia ragione principale. Se avessi queste opportunità qui andrei a cuba solo in un todo incluido per riposare godendo del caribe.
    La soddisfazione poi dipende da cosa uno cerca, io sono soddisfatto della qualità del servizio e ci ritorno. Diciamo che la fauna cubana incarna i miei gusti.
    chao Enrico

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  9. Alla fine quello che conta è non sprecare denaro.....e tempo.
    Il primo lo si riguadagna il secondo non ce lo restituisce nessuno

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  10. Perfettamente d'accordo, come sempre. L'unica cosa che non capisco è il perchè accanirsi con Cuba solo per il sesso facile e per sentirsi degli Alain Delon de noartri per poi spalare merda. Ci sono così tanti posti meglio, nel globo, anche più vicini...

    Fuori tema, ho letto una intervista di Ventura. Lui non convonca i giocatori che non possono giocare con il 3-5-2. Ma è pazzo? O gliel'ha ordina il dottore di tenere quel modulo?

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    1. Maradona non lo convocherebbe.....ha detto proprio una stupidaggine ed è pure arrogante ,le partite le vincono i giocatori non i suoi schemi..bah...
      Andrea M.

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    2. A me lo dici?
      5 anni lo abbiamo avuto fra le croste questo arrogante lampadato...

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  11. Ho visto 10 minuti della conferenza stampa poi ho spento....ASKO!

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  12. è proprio vero che ognuno ha la sua Cuba. Io ci vado per lavoro, 2 volte l'anno, soggiorni di 5-7 giorni massimo, sempre en la capital. Essendo anche praticamente gratuito il viaggio, ovviamente ci si torna sempre volentieri, ma allo stesso tempo non sento alcuna attrazzione e/o bisogno di andarci per 1-2 mesi.. magari tra 20 anni avrò altre visioni e priorità e cambierò opinione. Seguo con interesse e curiosità l'evolversi (o il cambiar tutto per non cambiare nulla) ma l'unica cosa che mi attrae davvero è tour in auto per il paese di 2-3 settimane... quello effettivamente insieme ad altri 7-8 itinerari vari in giro x il mondo è nella mia lista dei viaggi da fare. Mat.

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    1. Mat, il mio sogno e' in solitaria l'isola con guagua e quello che capita....io e lo zaino...

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  13. Come si fa a non convocare ne Insigne ne Berardi? Questo è un pazzo

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    1. Barardi e' infortunato e Insigne, attualmente, fa panca a Napoli...detto cio Ventura in nazionale e' una bestemmia.

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