domenica 31 dicembre 2017

LAS TUNAS


Sono arrivato a Las Tunas alle 7 del mattino con un taxi trovatomi dai soliti ragazzi di fronte al terminal del Viazul a La Habana.
Taxi di un avileno che doveva rientrare a Cayo Coco dove era di base e che ha arrotondato un po' portando me e i miei 2 compagni di viaggio occasionali a Tunas.
Ho speso 60 cuc e ne e' valsa la pena.
Visto che era gia' mattina ho bypassato il sonno, avevo dormito un po' durante il viaggio, sono andato a cambiare denaro e ho chiamato il mio amico della renta dello scooter.
Era appena passato un frente frio, faceva un bel caldo ma nulla a che vedere con la canicola dei mesi precedenti, anzi alla sera, in scooter, una bella felpina leggera ci stava giusta giusta.
Ho ritrovato la mia solita citta' di sempre, come ho gia' detto molte code ovunque ma sono cose che a noi turisti toccano poco o nulla.
Solita pletora di lungodegenti italiani bivaccata sulle panchine del parque, ho abbracciato gli amici, salutato i conoscenti ed ignorato gli altri con cui non ho nulla a che fare.
La mia solita vacanza da Lone Wolf in cui avro' parlato, ad andare larghi, 15 minuti in italiano.
Non ho chiesto la Visa Familiar anche se sono stato parecchio con la mia famiglia, per soli 10 giorni non avevo voglia di sbattermi a cercare casa per i momenti ludici, diciamo che ho trovato una situazione abitativa differente, direi perfetta.
Jogging una mattina si e una no in giro per la citta', come facevo tanti anni fa, in fondo cambia tutto per non cambiare nulla.
Ho frequentato le mie solite 6/7 fanciulle di sempre, nessuna new entry a questo giro, in soli 10 giorni ho fatto i salti mortali per non far mancare nulla a nessuno...finendo con la lingua abbondantemente di fuori.
Oramai parlo di amiche vere e proprie, quasi tutte con qualcuno che le mantiene (un paio di loro si...”appoggiano” addirittura su una mia posta pay che ho laggiu' per le loro...transazioni), hanno figli da mantenere e cose da pagare.
L'aiuto di un amico e' sempre gradito.
So di essere ultimo rimasto a pagare....ovviamente... gli altri fenomeni del web si divertono aggratis, ma il Marchese del Grillo non chiede sconti, paga o non paga ed io, per fortuna, pago.
Salta subito all'occhio come i SE VENDE attaccati alle porte delle case siano diminuiti del 80% a seguito della fine del “pie' seco, pie' mojado” voluta da Obama (non dal Trumpo, e' bene ricordarlo).
Ora entrare in terre confederate e' diventato un gran casino, ne parlero' a tempo debito, ma e' chiaro che chiusa quella porta molti non hanno piu' la necessita' di svendere casa per pagarsi un passaggio che oggi non e' piu' praticabile.
Mario con la sua piccola spaghetteria lavora bene come al solito, mentre le altre attivita' “italiane” vivono alterne fortune, anche di questo parleremo presto.
In linea generale diciamo che hanno aperto numerosi piccoli paladar o chioschetti che, a naso, credo faranno una certa fatica a campare.
I piu' disillusi sono i miei coetanei o comunque quelli dai 40 anni in su.
Si sono illusi che con Obama e tutto cio' che era accaduto lo scorso anno le cose potessero cambiare, ma si sono presto accorti, anche a seguito delle manovre del Trumpo, che le cose avrebbero proceduto come sempre e che i treni da prendere al volo si faranno ogni giorno piu' rari, mentre gli anni passano.
Oggi anche trovare un malpagato lavoro statale e' diventata una chimera spesso raggiungibile solo tramite soborno, certo ci sono i lavori particular dove si guadagna discretamente, ma il loro atteggiamento di fronte al lavoro non cambia.
Per questo quando mi raccontavano che per la miseria che paga lo stato non valeva la pena lavorare, ho sempre pensato che lo stesso atteggiamento sarebbe stato applicato anche di fronte a lavori migliori e ben pagati.
Malgrado tutto il tunero va avanti, la squadra di pelota cittadina, che non ha mai vinto il titolo nazionale, e' ora nell'ultima fase dove rimangono solo 4 squadre e l'entusiasmo in citta' e' a mille.
Mangiare fuori in un paladar decente oggi costa dai 10 cuc in su, le differenze con le altre citta' si stanno appiattendo visto che, anche nella capitale, puoi mangiare decentemente con quella cifra.
Comunque con un po' di soldi in tasca, un mezzo per muoverti, una buona casa e l'agenda telefonica provvista di buone opzioni vi posso assicurare che Las Tunas e' sempre un bel posto dove trascorrere del tempo.
Il problema e' che non e' piu' attrattiva per chi non la conosce, arrivi di sera e vedi tutto buio con mas policia por la calle que bocadito de puerco e...te ne vai da altre parti.
Ma del perche' di questo atteggiamento, come di tante altre cose parleremo in futuro.
Ancora buon 2018.

BUON 2018



Ciao 2017, grazie di tutto.
Benvenuto 2018 ma sappi una cosa...
Qua' nessuno molla un cazzo.
Siamo pronti!
Auguri a tutti.

Nel pomeriggio posto un pezzo. 


giovedì 28 dicembre 2017

RIENTRATO

Rientrato alla base dopo un tranquillo volo fino a Torino.
Arrivato alle 14.30 a Caselle, alle 15 ero gia' in tuta in palestra a tirare il carretto.....bene cosi', la cosa migliore e' riprendere subito la propria vita senza menate o nostalgie che non hanno ragione di esistere.
Subito sul pezzo.
Questo e' solo un post di saluti, nei prossimi giorni avro' molte cose di cui parlare, ogni tanto passate di qua'.
Non so con che cadenza scrivero', non ne ho idea, voi fate un piccolo salto ogni giorno per dare un'occhiata.
Che vacanza e' stata?
Intanto e' stata una vacanza in tutto e per tutto, ne avevo un gran bisogno e altrettanto ne aveva il mio fisico.
Sono state 2 settimane di totale relax, gran mangiate, belle donne, serate con gli amici, jogging in bei posti e un sorriso stampato in faccia dal mattino alla sera.
10 giorni a Las Tunas e 4 nella capitale di tutti i cubani, mix perfetto per non rompersi le palle e trovare sempre nuovi spunti sul come rendere interessanti le giornate.
A Tunas avevo alcune cose da sistemare e da chiarire, compito svolto il giorno del mio arrivo, per il resto solo gozadera.
Ho rentato uno scooter 125 Suzuki, per la prima volta ho avuto a disposizione un vero scooter e non la solita porcheria.
Siamo andati al mare in 2 viaggiando sempre, tolto l'ultimo sterrato da Puerto Padre alla battigia, agli 80/90 kmh, tutto un altro viaggiare.
In citta' grossi problemi di approvvigionamento per quanto riguarda frutta e verdura, una cosa grottesca visto che parliamo di una delle provincie piu' agricole dell'impero, pare che buona parte delle risorse orientali vadano alle zone piu' colpite da Irma.
A questo va aggiunto il divieto di vendita per gli ambulanti e per i carretti che prima rifornivano di questi alimenti tutta la citta', ora quelle mercanzie si possono trovare, quando si trovano, solo nei mercati statali.
Code ovunque.
Coda davanti ad ogni negozio, ogni tienda, ogni chiosco sia che si trattasse del boniato sia che fosse arrivata l'ultima maglietta Adidas da 60 cuc.
Al negozio cittadino (ma notero' la stessa cosa in calle Obispo a La Habana) di Agua y Jabon del buon Berto Savina code fino in mezzo alla strada.
Delle attivita' “italiane a Tunas e a La Habana parlero' diffusamente in futuro, c'e' molto da dire.
Coda davanti ad ogni banca, quando ho cambiato era a 1.15, ma avevo 8 persone davanti una delle quali con 2 cubalse pieni di monetine, un S.Lazzaro....ero ancora li ora.
Ho cosi' cambiato al banco internazionale a 1.142, aria condizionata e 0 minuti di attesa.....se rinunci a qualcosina ti eviti mezza giornata di coda...che non e' proprio il caso.
Vita notturna zero a parte il sabato e la domenica, se arriva uno straniero una sera per caso, riparte la mattina dopo per un altro posto al 99,9%.
Detto questo, ci sarebbe da dire anche altro ma datemi tempo, io continuo a divertirmi come anni fa.
Pur con nuove regole di ingaggio che penalizzano i cazzari e i chiacchieroni del nulla, Tunas resta un grande luna park a cielo aperto, basta sapere come funzionano le varie giostre.
Passare da Tunas a La Habana del fine anno e' un po' come trasferirsi a Roma da Macerata.
Ho soggiornato in una delle case con cui collaboriamo di piu', casa di un italiano con svariati e svariati quarti de renta, alcuni in linea con i dettami governativi...altri meno.
Quando leggo che Cuba non e' un posto dove provare a fare qualcosa di concreto farei parlare questa gente col dueno che si mette in saccoccia 300 cuc al giorno 20/25 giorni al mese.
Fatti, non pugnette.
La Habana e' sempre bellissima ma e' anche una straordinaria macchina per fare soldi, il Malecon continua la sua fase di ristrutturazione, all'angolo di Paseo stanno facendo un hotel pazzesco e presto le vecchie e macilente case ancora in piedi sul lungomare saranno abbattute e i loro abitanti trasferiti altrove.
Tutto il Malecon diventera' zona esclusivamente turistica con
hotel, case de renta e poco altro.
Come fai a non amare una citta' cosi'?
Non mi sono fatto mancare la mia corsa mattutina sul Malecon stesso con tanto di auricolari e musica degli Stones....a La Habana mi sembra il minimo.
Di sera in giro i soliti squali bianchi con tacco 12, ma volendo e con un po' di pazienza si puo' anche trovare di meglio.
In realta' il primo giorno a la Habana, appena giunto in Viazul, l'ho vissuto a Guanabo, prima playa S.Maria e poi al campo, La Gallega, per una fiesta con la famiglia di Simone, ma anche di questo parleremo in futuro.
Mercoledì mattina, alla sera sarei ripartito, ero in giro in calle 23, pranzavo con un perro caliente (desajuno y comida nella casa, si mangiava benissimo) sento un veneto vicino a me che chiedeva al suo chulito accompagnante; “Ma Che Guevara era messicano o cileno?”.
In quell'attimo ho capito che era il momento di tornare in Italia.

giovedì 7 dicembre 2017

HA RAGIONE ROSSELLA

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Qualche giorno fa mi arriva una mail da un amico che e' a Santiago da una settimana.
Un cinquantenne ancora guardabile con una discreta esperienza di donne, uno di quelli che non passa la giornata a cazzeggiare sul web ma salta ancora, agevolmente, la cavallina.
Mi scriveva che in una settimana si era beccato 3 embarcate, cioe' 3 appuntamenti con fanciulle (conoscendolo...non esattamente lapponi) a cui lui si era presentato e loro no.
Trapelava dal suo scritto una certa incazzatura, quasi una lesa maesta' nei confronti di chi aveva “osato” lasciarlo a piedi.
Gli ho risposto esponendo il mio pensiero in materia, pensiero che trascende lui e questa situazione e che rappresenta uno dei mantra attorno al quale ho impostato, nello specifico, questo segmento di esistenza.
Gli ho ricordato di non dare troppa importanza a queste cose, alla sua....alla nostra eta', non c'e' piu' il bisogno di innamorarsi ne di dimostrare niente a nessuno.
Se una ti “embarca” fatti una risata, entra in un bar, beviti un traco, andra' sicuramente meglio la prossima volta.
Gli ho scritto cosi'....perche' lo conosco e so che e' in possesso di buone frecce al suo arco, per altri il rimanere solo ad un angolo di strada e' una situazione che si ripete e si ripetera', lui no.
Oggi e' abbastanza normale che accada a Cuba, le ragioni sono quelle solite, ben note.
Maggiore disponibilita' economica, possibilita' di scelta, non piu' la necessita' di beccarsi davanti alla baracca di legno lo sfigato coi pantaloncini in tinta o il temba con la braga di flanella fin sotto le ascelle ecc ecc.
Ma davvero ci si incazza ancora per queste cose?
Eppure basterebbe un po' di leggerezza per dare ad ogni cosa la giusta importanza.
Ci sono state stagioni della vita in cui le donne servivano anche per spingere verso l'alto l'autostima.
Ricordo albe, durante gli anni d'oro dei villaggi turistici, dove uscivo dalla camera di qualche fanciulla (era bene sempre farlo alle prime luci del giorno onde evitare di essere visti....dove non bisognava essere visti) e mi ritrovavo magari ai piedi dell'oceano tropicale, caraibico o africano con davanti un alba da paura.
Una notte passata con una che meritava davvero, il tropico, l'oceano, l'alba di fuoco...come facevi a non sentirti padrone del mondo?
In quale altro posto o situazione saresti stato cosi' bene in quel momento.
Momenti simili vissuti anche a Cuba, quando magari passavi la notte con una bella, ma bella davvero, una di quelle che ti devi saper sudare, ti svegliavi vedevi quel corpo ambrato accanto, ringraziavi gli Orishas (non il borsillo...quello non sarebbe bastato) per un regalo simile e ti sentivi il Robert Redford della gente normale.
Erano anni in cui davvero queste cose facevano la differenza, poi col tempo scoprivi che tutte le palme in ogni spiaggia sono uguali, ti accorgi (purtroppo) che anche una donna che per molti sarebbe un sogno e' diventata tutto sommato una come tante, perdi quella magia che trasformava in speciali situazioni normali.
Forse sarebbe anche giusto incazzarsi se una tipa ti lascia ad aspettare in un angolo di qualche posto cubano, ma io proprio non ci riesco.
Forse perche' non lo ritengo un delitto di lesa maesta', probabilmente perche' sono consapevole che, se voglio e senza troppa fatica, a casa da solo comunque non ci torno.
In Italia queste cose non capitano, se una donna con te non ci vuole uscire te lo dice, cosi' eviti di perdere tempo.
Magari se sai un po' come funziona il mondo chiedi alla tipa di uscire una volta capito, forte e chiaro, che e' quello che vuole anche lei, ma certe sensibilita' non si vendono al mercato, o le hai o non le hai.
Quindi concludendo ho detto al mio amico di fottersene, Santiago e' piena di gnagna della qualita' cromatica a lui gradita (e che l'umile scriba non disdegna) quindi come diceva Rossella; ”Domani e' un altro giorno...”

mercoledì 6 dicembre 2017

GLI ORFANI DEL MEZZO POLLO

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Sono nato nei primi anni 60, in pieno boom economico, venuto su alla buona senza troppe cazzate per la testa, poca e selezionata tecnologia scoperta forse un po' troppo tardi.
La mia generazione e’ quella coi telefoni a rotella, le cabine telefoniche, i gettoni e via discorrendo.
Era anche quella che pero', se non volevi farti trovare...non ti trovavano.
I movil li abbiamo scoperti a 35 anni suonati, ricordo un enorme Nec, il mio primo pc l’ho acceso, dopo aver penato per capire come fare, che avevo gia’ 40 anni.
Una delle tendenze di tutte le vecchie generazioni nei confronti delle nuove e’ quella di dire che prima si stava meglio e che ora e’ una merda.
Cazzate.
Ogni generazione, come ogni stagione della vita, ha i suoi picchi e i suoi sprofondi.
Certo noi si giocava in strada, si assaporava la vita in un certo modo ma era una vita di borgata, di vie, al massimo di quartieri.
Oggi i giovani con un clik parlano e comunicano coi loro coetanei dall’altra parte del mondo.
La cosa piu’ fastidiosa, confesso di esserci cascato (a volte, non troppo spesso per fortuna) anche io, e’ il vedere cinquantenni che pontificano sulle nuove generazioni e i nuovi mezzi di comunicazione come se loro, i cinquantenni, fossero i depositari della saggezza divina.
Se il mondo e' questa merda anche la mia generazione ha le sue brave responsabilita'.
Certo, ci ho messo un po’ a capire come funziona questo nuovo mondo, anche in questo caso, come ho fatto per tutte le cose della mia vita ho cercato l’essenziale eliminando il superfluo.
Questo blog, un minimo di social, Facebook piu’ che altro per la palestra e per condividere quello che scrivo qua’.
Stop.
Non serve per essere dentro le cose correre dietro a mille sentieri, doversi sorbire i cazzari, i coatti, gli sfigati da tastiera, quelli che si ricordano tutto cio’ che hai scritto.
L’essenziale, cio’ che serve davvero.
Oppure che diverta, che dovrebbe sempre essere lo scopo primario nell'avvicinarsi ai social
In quest’ottica vanno viste anche le nuove generazioni di cubani che si approcciano ad internet, con tutte le menate che questo comporta.
Prima noi stranieri eravamo la porta per il mondo, gli occhi oltre quel mare che a volte, sembrava un muro invalicabile, ora siamo solo degli sfigati come tanti altri.
Con un po' piu' di plata di loro, ma non sempre.
Utilizzano la rete, quando possono, per ogni sorta di cazzata, ero a Cuba quando e’ arrivato il wi fi in piazza a Tunas.
Quella stessa piazza dove la gente si ritrovava per ridere e scherzare era diventato un luogo silenzioso, dove tutti pigiavano i tastini del loro telefono incuranti di chi avevano vicino, di cio' che accadeva attorno.
Bene, male, bello, brutto…chi puo’ dirlo? Chi puo’ dire che prima era meglio?
Certo gli orfani del mezzo pollo forse, quelli che con mezzo volatile "donato" alla fanciulla risolvevano la serata, oggi queste patetiche figure ancora si aggirano per Cuba, riempiono di nostalgia cio' che resta dei forum, ma il loro tempo e’ passato ed il bello e’ che non se ne sono neanche accorti.
I ragazzi, al final, sono uguali ovunque e ovunque vogliono le stesse cose, tocca a noi cercare di trovare un linguaggio comune per comunicare con loro.
Cubani o italiani che siano, credetemi le differenze sono minime.
Non eravamo migliori noi, non era migliore la Cuba di prima semplicemente eravamo diversi noi ed era diversa Cuba.
Non eravamo puttanieri prima e non siamo diventati virtuosi ora, non erano puttane prima non sono diventate comprensive amiche ora.
Cuba e' uno specchio che ci restituisce, sempre, cio' che siamo, se siamo dei coglioni ci tratteranno da tali, allo stesso modo se saremo persone decenti verremo trattate sempre con rispetto.
Il tempo che e' passato, gli anni andati, la nostalgia per ...”prima era meglio” sono solo delle gran cazzate.
Se diventiamo padroni di questo nuovo modo di vivere e sappiamo ritagliarci il nostro spazio, malgrado l’eta’, allora le linee di comunicazione resteranno sempre aperte.
A patto di lasciare il mezzo pollo in frigorifero.

domenica 3 dicembre 2017

IL ROCK


Qualche giorno fa ho visto il film sul concerto tenuto a La Habana dagli Stones, avevo gia' visto l'altro film riguardante il trionfale tour della band ottuagenaria in America Latina.
Mi piacciono le cose che durano, siano gli Stones, i miei Villans che malgrado l'eta' del dattero continuano a giocare, o un vecchio utensile per la casa che serve sempre e mi ostino a non sostituire con uno nuovo.
C'e' qualcosa di magico, di poetico ma anche di rigoroso e perfetto nelle cose che durano nel tempo scavalcando i decenni.
Il film racconta le vicissitudini passate dagli organizzatori inglesi per riuscire a mettere su un concerto in un paese dove e' difficilissimo combattere con la burocrazia, dove devi portare tutto cio' che serve, prese di corrente e fusibili compresi.
Gli stessi problemi li ebbero prima gli organizzatori del concerto Paz sin fronteras e poi Zucchero che comunque, da sconosciuto a Cuba, porto' 60 mila persone ad ascoltarlo.
E' anche vero che questi eventi internazionali sono talmente rari....e gratuiti che la gente non aspetta altro.
Durante il film sul concerto avanero vecchi rocker cubani cinquantenni raccontavano di come, lustri prima, ascoltare la musica degli Stones non fosse consentito da parte del governo cubano.
Ammesso e non concesso che sia vero, ma e' probabile che lo sia, non e' certo una prerogativa del governo cubano, soltanto che Cuba, anche da questo punto di vista, e' indietro di qualche decennio.
Uno splendido film inglese di cui non ricordo il nome, narrava degli albori delle radio libere nel Regno Unito, di come il rock fosse una musica praticamente fuorilegge e di come, per poter trasmettere, una di queste radio si piazzo' su una nave ai confini delle acque territoriali britanniche.
Footlose e' un film americano degli anni ottanta, (hanno fatto un remake orrido qualche anno fa) che parla dell'America rurale, sudista e bacchettona degli anni 50.
In una di queste cittadine del sud, a causa dei baciapile cristiani ma non soltanto cattolici vigeva una morale per la quale il rock era davvero la musica del diavolo.
Tocco', come sempre, ai giovani sovvertire questo stato di cose.
Queste situazioni sono accadute davvero, Guccini se voleva cantare le sue canzoni in tv doveva cambiarne parzialmente il testo.
A meta' degli anni 80' mi recai prima in Ungheria poi nella DDR.
Entrare nel primo paese fu facile ma in DDR le cose erano piu' problematiche, se non ricordo male per il visto scomodammo addirittura Cossutta.
In Ungheria, anche se non proprio alla luce del sole, il Rock era ascoltato, c'erano perfino gruppi locali mentre in DDR tutto era un problema anche se i giovani ascoltavano le radio occidentali ad onde medie.
Come si fa ad impedire il Rock?
Il Rock non morira' mai perche' e' la piu' classica essenza di ogni forma di ribellione, fino a quando ci saranno 4 ragazzi un una cantina che suonano sognando di diventare star, il rock non morira' mai.
Certo, gli eccessi fanno parte del pacchetto, molto spesso il rock, non sempre a torto e' stato associato alla droga e a uno stile di vita non esattamente salubre.
I preti, i censori gli oscurantisti di ogni paese in questo contesto ci hanno inzuppato il pane, partendo dall'impedire il rock fino ad arrivare ad altre negazioni di liberta' ben piu' importanti e serie.
Non so se il rock a Cuba fosse off limits, ma se fosse vero andrebbe abolito seduta stante il reggeton visto che i testi, pur se edulcorati per infilarsi nelle maglie della censura cubana, richiamano a valori ben lontanti della Revolucion e da tutto cio' che questo rappresenta e ha rappresentato.
Personalmente non ho mai pensato che le canzoni debbano lanciare messaggi, ho sempre diffidato dei cantanti che si atteggiano a profeti.
Una canzone e' una canzone.
Pochi minuti di evasione dalla realta' quotidiana.
Non andrebbe mai censurata, si tratta comunque e sempre di una delle forme di arte piu' alte ed evolute.
Reggeton a parte.
P.S. Nella foto...lo scriba....da ragazzo, giovane bassista Rock.

MILANO, CONTRO EL BLOQUEO





sabato 2 dicembre 2017

TAMO JUNTO CHAPE

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«Uniti dal destino». Il Toro ha scelto il logo giusto, ma anche il luogo giusto per fare un regalo alla Chapecoense e uno a se stesso. Questa sera si intrecciano le date, i ricordi e la storia al Grande Torino, con i granata in campo contro l’Atalanta nell’inedita maglia verde: un modo per onorare la squadra brasiliana scomparsa nell’incidente aereo di un anno fa, oltre che un progetto benefico per raccogliere fondi da devolvere proprio ai famigliari della Chapecoense (1.500 divise saranno vendute appositamente). 
E i tifosi del Toro si stanno organizzando per una partita speciale: questa è anche la notte che porta al 111° compleanno del club, fondato il 3 dicembre 1906, e allora l’occasione diventa unica per fare qualcosa di grande e indimenticabile. La neve non fermerà il popolo granata che vorrà omaggiare la Chapecoense e sta già preparando anche due momenti di ricordo. Il passaparola è già scattato: l’idea è quella di salutare l’ingresso delle due squadre con le luci intermittenti degli smartphone per unire il Grande Torino agli eroi brasiliani, mentre al minuto 71 della partita Toro-Atalanta scatterà un lungo applauso per ricordare le 71 vittime della sciagura di Medellin. 
Non mancheranno i brividi allo stadio, e non solo per l’annunciato freddo polare, mentre il Toro cercherà di regalarsi tre punti preziosi alla vigilia del suo compleanno. La squadra di Mihajlovic cerca il rilancio dopo aver pareggiato le ultime tre partite di campionato ed averne vinta una sola nelle ultime nove. I granata sperano che Belotti si sia definitivamente sbloccato dopo il gol in Coppa Italia, anche se da bergamasco non ha mai segnato all’Atalanta, mentre Iago Falque ha nei nerazzurri il bersaglio preferito con 5 gol in 5 presenze in Serie A. 

giovedì 30 novembre 2017

ITALIANS

ALESSANDRO ZARLATTI - IL BELLO DELL'AVANA

Gli italiani a Cuba

Nel giorno in cui inizia la settimana della cultura italiana a Cuba (vedi il programma), viene quasi naturale parlare della comunità italiana a Cuba. Mi correggo: posso parlare in linea generale soltanto della comunità avanera e, in ogni caso, per sensazioni ed approssimazioni. Gli italiani si passano accanto. Difficilmente comunicano tra loro. Una diaspora di cani sciolti sembra essere. Cani incattiviti, spesso e volentieri, che hanno portato ai Caraibi un container pieno di tossine e di sguardi di traverso. Non tutti. Non sempre. È chiaro. Però li riconosci, dai loro forum virtuali, dalle loro sbrasonate reali: tutti in un'eterna competizione, tutti iscritti al campionato del chi è più paraculo, del chi non paga le donne, di chi mangia con un dollaro, di chi dorme con tre dollari, di chi conosce quello che conta, quello della scorta di Fidel. Questo è importante: tutti gli italiani conoscono uno che era della scorta di Fidel. Bambini, donne, zoppi, morti, tutti erano la scorta di Fidel, alcuni il braccio destro (e chi era, un polpo?). I casi sono due: o Fidel aveva una scorta pari ai cittadini di Rieti oppure è pieno di cazzari. Ho il sospetto che la risposta esatta sia la seconda. Ovviamente le sbrasonate italiane non si limitano ai forum e a Facebook ma scavano ancora pericolose brecce negli ascoltatori cubani più ingenui. Ti si stringe il cuore nel vedere curvi ometti attempati, strappati dal grigiore depresso della provincia italiana, pensionati sventrati dalla monotonia della terza età e dalle pagine di Trotto Sportsman, che si atteggiano a  ricchi capitani d'azienda, a uomini di potere. Vorresti dirglielo alla poveretta di turno, al poveretto, a chiunque, che quel tipo, degno di tutta la nostra pietà, non è niente più del suo riporto, della sua palpebra floscia come un Fila brasileiro. Che dietro quell'orecchino che si è montato addosso in fretta insieme ad una tinta mogano che lo rende la copia mobile di una cattedra Luigi XV, non c'è niente. Sicuramente non i soldi e gli scenari che la poveretta sogna. Quelli che la tengono ipnotizzata e paziente. Dietro quella palizzata cigolante c'è al massimo qualche scopata difficile, promesse infami, overdosi di Viagra, tic da ducetto fuori tempo, fuori età, fuori ruolo. E cazzate. Tante. Le cazzate sono la costante. Gli italiani sono cani sciolti fregnacciari. Vergognosi della propria traiettoria qui. Delle proprie umiliazioni che vorrebbero consegnare all'oblio. Quelli massacrati dalle famiglie di lei. Quelli massacrati dai compromessi. Quelli che hanno costruito Milano 2 all'Avana per plotoni di cugini e papponi di lei (?) e poi sono tornati a Milano 2, quella vera, grazie ad una disperata colletta di ex amici di scuola. Quelli che s'inventano viaggi esplorativi di lavoro per ricordarsi com'era quando una donna si accorgeva che esistevi. Hanno dei luoghi. Questo lo so. Uno è la pasticceria che sta sotto all'hotel Inglaterra davanti al Parque Central all'Avana Vecchia. Il bar sarebbe pure carino ma è ormai nelle loro mani. Ettolitri di Grecian 2000, innesti di zolle del Wembley stadium sulla testa, tatuaggi di guerrieri deformati dal grasso che sono diventati bozzetti sbagliati del Guernica. Bighellonano lì. Si raccontano di conquiste leggendarie. Di giornate che solo immaginarle per trenta secondi ti fa baciare i tuoi cari e sussurrare commosso: "poteva andarci peggio... Anche meglio, chiaro, ma anche peggio, credimi, molto peggio...".
Ma solo questi? Ci sono solo questi italiani a Cuba? No, tranquilli. Mi andava un po' di inzuppare il pane nel lerciume facile. No. Per fortuna c'è anche brava gente. Gente interessante. Imprenditori veri. Artisti veri. Pensionati sereni. Lavoratori. Mi piacciono molto quelli che stanno a Cuba e si sono dati una seconda possibilità. Una seconda possibilità per essere migliori. O per inseguire i sogni lasciati a metà. Conosco gente che si è rimessa a studiare. Conosco quello che a settant'anni ha deciso di fare il regista e si è messo a studiare a San Antonio de los Banos insieme ai ventenni ed ora gira film. Conosco perfino uno che a Cuba ha deciso di fare sul serio con la scrittura e ha messo su un blog e ha pubblicato dei libri. Le seconde possibilità. Quelle che solo pochi si danno. In una miscela strana di coraggio e incoscienza.
Insomma, inizia oggi la settimana della cultura italiana a Cuba ed è l'occasione per seguire un programma finalmente di livello e, perchè no, per intercettare qualche esemplare di questa strana razza di animali feriti che sono gli italiani. Non abbiate paura, non mordono. Non tutti. 

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Non ho molto da aggiungere alla descrizione dei nostri connazionali fatta da Alessandro, anche Severgnini, nei suoi libri ha detto cose simili, magari edulcorandole un po'.
Constato che, come ha detto l’autore, si tratta di una situazione, quella descritta, molto Avanera, a Tunas siamo messi, in tutta sincerita’, un po’ meglio.
Quello che dovevo dire in materia l'ho detto da tempo, aggiungo solo una cosa constatabile sia a Cuba che, sopratutto in rete.
L'invidia.
Il rodimento di culo da parte di chi, oltre a non essere riuscito a combinare nulla a Cuba, ottenendo gli stessi risultati anche in Italia, nei confronti di chi invece sull'isola e' riuscito a fare qualcosa di concreto, sostituendo alle pugnette i fatti.
Ho assistito all'apertura di 2 attivita' da parte di italiani a Tunas, era evidente che, al di la delle frasi di circostanza la comunita' italiana del luogo sperava, e spera, che le attivita' vadano dal culo nel piu' breve tempo possibile.
Il mediocre, il perdente gode nel vivere in mezzo ai suoi simili, fatica a ritrovarsi in fondo alla classe quando invece altri riescono a combinare qualcosa di buono.
Non parliamo poi della rete, l'anonimato regala sempre ad ogni roditore una criniera.
Oggi voglio quindi parlarvi di italiani che, nel concreto a Cuba, sono riusciti a realizzare cose importanti.
Penso a Simone Piras che partendo non da zero, da piu' in basso ha messo in piedi prima una piccola agenzia di viaggio in franchising, poi un tour operator, Cubacenter, oggi leader nel settore, con tanto di ufficio a La Habana.
Penso ad Andrea Crobbe che oltre a gestire Casa Zule, una delle piu' belle case de renta del Vedado ha in piedi la escuela de futbol con cui aiuta tanti bambini cubani nell'avviamento allo sport inviando materiali sportivi, non solo legati al calcio e occupandosi dell'organizzazione di eventi legati sempre allo sport.
Penso a Mario che a Las Tunas, con non moltissimi mezzi, ha messo in piedi una piccola spaghetteria che e' diventato un po' il punto di incontro di tanti italiani e non che vogliono mangiarsi un buon piatto di pasta.
Penso a Carlo ed Antonello che hanno messo in piedi il miglior locale di Las Tunas ed uno dei piu' belli di Cuba, con anni di lavoro, costanza, impegno, denaro e tanta ma tanta pazienza.
Penso a Berto Savina che sta' aprendo negozi in tutta l'isola vendendo prodotti di qualita' ed aiutando la massaia cubana a risolvere molti problemi quotidiani.
Penso ad Alessandro Zarlatti che vive a La Habana e scrive libri di successo su Cuba e la sua gente mettendosi in gioco con ironia ed intelligenza.
Penso ai 30 italiani che gestiscono case de renta in tutta Cuba, con cui M&S collabora, tutte case di alta qualita', ben gestite, piene di clienti che arrivano da tutto il mondo.
Penso ai tanti pensionati sereni che hanno dato vita alla loro seconda possibilita’, costruendosi una vita nuova, con una compagna decente e adeguata al contesto.
Chi ha iniziato frequentare l’universita', chi e’ inserito nel contesto culturale di dove vive e partecipa attivamente alla vita del barrio.
Che poi tutti questi siano amici miei non e' un dettaglio casuale, mai conosciuto un pessimista, un rosicone che nella vita sia riuscito a combinare qualcosa di buono.
Penso anche al vostro umile scriba che, nel suo piccolo ha un cuartico de renta a Tunas e con M&S permette a tanti italiani di godersi al meglio la propria vacanza.
Ogni tanto, ricordarsi di chi ce l'ha fatta.....fa bene alla salute.

P.S. Avrei potuto mettere un'altra foto col solito italiano che fa il figo in mezzo alle baracche di legno....ma sarebbe stato come sparare sulla Croce Rossa, ho preferito questa del sottoscritto con Steno, mi pare un anno e mezzo fa.
Lui e' uno dei piu' importanti organizzatori della movida torinese, passando da Tunas volle conoscermi, passammo una bella ora al Ranchon.
Giusto per parlare di.....italiani sereni.

M&S CASA PARTICULAR CUBA HA AGGIUNTO UNA CASA

martedì 28 novembre 2017

SALARI



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“Nessuno vive a Cuba del solo salario”.
Avremo sentito questa frase centinaia di volte, detta da gente competente ma anche da semianalfabeti italici che a malapena conoscono i rudimenti della lingua di Dante.
La cosa comunque e' abbastanza vera, anche se c'e' gente che davvero col salario cubano riesce, in qualche modo, a vivere.
Teniamo conto che esiste, unico paese al mondo, la libreta, che sicuramente non e' adeguata alla bisogna ma a cui nessun cubano, di nessuna classe sociale, rinuncia.
Per potere avere degli adeguati termini di paragone occorre uscire dalla nostra mentalita' occidentale, dai mille balzelli di cui ci siamo riempiti la vita, per entrare in un contesto piu' semplice e meno pretestuoso.
Il cubano se ha tanto....riesce a fare fuori il tanto ma se ha poco, si adatta a vivere col poco, questo sopratutto la generazione che ha vissuto il periodo especial coi chupamiao e il condom fuso nella pizza al posto del queso.
Parliamo tanto della loro impossibilita' di vivere col salario che ricevono, ma perche'....da noi coi salari che girano oggi si vive?
Ho un campionario di situazioni abbastanza vasto, in palestra viene gente di ogni ceto sociale, conosco quali sono i salari che oggi vengono elargiti.
In fabbrica, facendo anche doppi e tripli turni si prende 1200/1300 poi dipende dall'anzianita'.
Una commessa fatica ad arrivare al millino.
Un tizio responsabile di un piccolo supermercato che lavora 14 ore al giorno con mille responsabilita' prende 1600.
Poi ci sono gli stage, i contratti di apprendistato e via discorrendo, qua' si passa dal “pro bono” a 5/600 euro al mese.
Ho anche qualche dirigente e quadro che si aggira sui 2000 ma parlo di miei coetanei che lavorano da oltre 35 anni.
Si vive con questi salari?
Un paio di loro prendono 1500 euro al mese, separati con figli a cui devono dare il mantenimento, mi pagano la palestra a fatica, a volte mi fanno l'annuale che faccio loro pagare in 2 parti.....in fondo stiamo tutti lavorando e dare una mano a volte e' d'obbligo.
Per questa ragione dico sempre che noi, viaggiatori da 2/3 giri all'anno siamo dei privilegiati.
Se portassi a casa 1500 euro al mese col cazzo che potrei permettermi Cuba.
Molte di queste persone, dopo la separazione sono tornate a vivere, quarantenni, coi genitori, altri continuano a vivere coi genitori senza essersene mai andati e non hanno intenzione di andarsene, anche perche' coi quei salari dove cazzo vanno?
Certo....io mi sbatterei per cercare di migliorare la situazione ma la mia generazione e' cresciuta in un mondo dove c'erano mille opzioni.
Mio padre, dopo la qualifica professionale, mi lascio' a casa una settimana poi, una mattina, andammo a cercare lavoro e lo trovammo....in una mattina, ma era il 1979.
Oggi questi ragazzi dove vanno?
Tutti vogliono esperienza ma nessuno ti da la possibilita' di farla, se un posto da stagista non pagato o quasi e' diventata una chimera irraggiungibile dove stiamo andando?
Se e' vero che col salario cubano non si vive possiamo oggi, in tutta onesta' dire che con quello italiano sia possibile farlo?
L'altro giorno ho postato le parole di Pepe Mujica sul fatto di diventare schiavi delle cose che vogliamo, ma se oggi in una famiglia non si lavora in 2 come e' possibile tirare avanti.
A Cuba puoi inventare, da noi nessuno inventa piu' nulla.
Anni fa, quando le cose in questo paese giravano a mille feci la scelta di non puntare piu' su un solo cavallo, allora sembrava un azzardo ma col tempo si e' dimostrata una carta vincente.
Quando la palestra cala c'e' l'animazione, per Cuba ci sono le entrate di M&S e di Grande Torino.
Questo mi permette di vivere con un po' piu' di serenita' anche perche' alla fine, Birillo escluso, mangiato io mangiato tutti.
Ma non mi si dica piu', con aria di chi capisce tutto, che col salario cubano non si vive.....senza tenere conto di come oggi vanno le cose nel nostro paese.
M&S CASA PARTICULARA HA AGGIUNTO UNA CASA.