giovedì 16 marzo 2017

SENZA FIDEL




Il prossimo, imminente, viaggio nella maggiore delle Antille sara' il primo....senza El Comandante en Jefe.
Anche se solo per poche ore, quando a novembre ho lasciato l'isola, Fidel era ancora in questa valle di lacrime.
Non solo.
Nulla faceva presagire la fine del suo percorso terreno.
Un paio di settimane prima un capo di stato era andato a trovarlo, Cubadebate aveva postato la solita foto col Comandante in tuta ginnica, seduto, che conversava col suo ospite.
Fidel ci ha lasciati poche ore dopo la mia partenza dal Jose' Marti'. Quando sono atterrato a Torino, dopo lo scalo olandese, il mio amico Villans taxista e' venuto a prendermi, ho riacceso il movil e ho visto alcuni messaggi che parlavano della sua morte e dei festeggiamenti della gusaneria di Miami.
Gia' i rientri non sono mai esattamente il carnevale di Rio, questo e' stato, se possibile, ancora meno gradevole.
Ho poi seguito, dandone notizia sul blog, la lunga carovana che ha portato le spoglie del Comandante attraverso la sua Cuba verso il luogo, Santiago, del suo ultimo riposo.
Un viaggio dove tutta Cuba e' scesa letteralmente in strada per l'ultimo saluto a chi l'ha tenuta per mano, ogni giorno, ogni mese, ogni anno.
Quale Cuba mi aspetta ora al ritorno dall'altra parte della mia vita?
I grandi cambiamenti ci sono gia' stati in questi anni in cui Fidel e' stato in disparte, delegando il potere a Raul.
Non e' stata solo una delega formale, Raul ha fatto fuori la corte dei miracoli che il fratello aveva attorno, per sostituirla con militari, ex militari, (ammesso che a Cuba un militare diventi un ex...) gente de la seguridad dello stato.
Spinto dagli avvenimenti che sconvolgevano il mondo, immerso nella piu' devastante crisi economica dagli anni 20', Raul ha fatto quello che Fidel non ha potuto o piu' probabilmente voluto fare.
Possibilita' di viaggiare all'estero, proprieta' di case e auto, possibilita' di accedere ad ogni struttura turistica dell'isola, possibilita' di aprire una attivita' por cuenta propria, apertura al grande nemico del nord, visita di Obama ecc.....
Quindi la Cuba di Fidel, come spesso mi ricorda il boss del familion durante i i nostri “storici” discorsi da dopocena, gia' non esisteva piu'.
Pero' Fidel esisteva ancora, scriveva riflessioni, era presente nella vita civile, ogni tanto andava in giro, riceveva presidenti e Papi, diceva la sua sul dove sta' andando il pianeta.
Il cubano sapeva che, anche se non piu' in cabina di comando, il vecchio Caballo vegliava ancora su ogni alba e ogni tramonto che attraversava l'isola.
Era gia' leggenda, ancora prima di diventarlo.
Forse, il cubano, si e' reso conto che avrebbe perso presto il suo Comandante quando Fidel, nel suo breve discorso al congresso del Partido, disse chiaro che sarebbe stato l'ultimo discorso e che il suo tempo stava per finire.
Quel Satanasso che ora stara' giocando a briscola e 3 sette con Manitu' in persona, oltre a prevedere dove stava andando il mondo era, con ogni probabilita', riuscito a sapere anche quando sarebbe stato il momento di spegnere la luce.
La verita' e' che il cubano ora si sente piu' solo, Fidel e' stato padre, marito, figlio, amante, chulo allo stesso tempo per intere generazioni di cubani, anche se non era piu' lui a pigiare i bottoni del comando la gente sapeva che....c'era.
Sono curioso di capire l'aria che tira in questo lungo dopo Fidel che e' anche il preludio al dopo Raul, visto che il prossimo anno dovrebbe cedere il bastone di comando, forse, a Diaz Canel.
Mantenendo pero' quello di Jefe del Partido....scusate se e' poco.
Ho lasciato la Cuba di Fidel e ritrovero' la Cuba senza Fidel, a priori non una bellissima sensazione.
Forse, anzi sicuramente, non sara' cambiato nulla rispetto al mio ultimo viaggio, ma sento che.....un senso di vuoto mi sta' aspettando da quel lato del bloqueo.
A sabato.

M&S CASA PARTICULAR HA AGGIUNTO UNA CASA

22 commenti:

  1. Steso a prendere il sole sulla riva di Playa Del Carmen, Ivan Fornari si pavoneggiava: «Brutta cosa la povertà».
    Lui di certo non aveva problemi economici: orologio da migliaia di euro al polso, giornate intere tra spiagge, piscine, palestre, bar e ristoranti. Non era rinchiuso nel buio di un nascondiglio blindato: più che da latitante, il trentacinquenne cagliaritano viveva come una star in Messico. Non si faceva mancare nulla e faceva persino l’esibizionista su Facebook.
    Ogni giorno una foto e un video, come se volesse sfidare la polizia che da un anno gli dava la caccia. Forse credeva che la giustizia italiana si fosse dimenticata di lui e che tutti quei chilometri di distanza gli avrebbero consentito di scamparsi il carcere. Invece, si è fatto tradire dalla vanità, dalla smania di mostrare bicipiti e pettorali e dai continui messaggi, anche video, agli «amici in ascolto».
    A sbirciare nel profilo di Ivan Fornari (talmente sfrontato da aver neanche pensato di bloccare la visualizzazione pubblica dei suoi post) c’erano anche gli uomini della Squadra mobile di Cagliari. Grazie alle ricche gallerie fotografiche si sono scoperti molti indizi, che grazie all’Interpol sono stati girati alla polizia messicana. Gli agenti hanno individuato la casa e i luoghi in cui il latitante sardo trascorreva le giornate e le serate in compagnia di belle donne e amici.
    Per accompagnarlo alla frontiera è bastato un controllo dei documenti: Ivan Fornari, infatti, non era neanche in regola col permesso di soggiorno e così è stato caricato su un aereo e spedito in Italia. Ad attenderlo a Roma, davanti al portellone dell’aereo c’erano già gli agenti della Squadra mobile e così il trentacinquenne è stato trasferito nel carcere di Civitavecchia dove ha iniziato a scontare la condanna.
    A Selargius, cittadina dell’hinterland di Cagliari, Ivan Fornari aveva iniziato come pizzaiolo. Poi evidentemente ha fatto il salto di qualità. Secondo la polizia, era entrato a far parte di un gruppo che faceva arrivare in Sardegna grossi quantitativi di droga proprio dal Sud America. E per questo si era beccato una condanna a cinque anni e sette mesi di carcere.
    Nell’elenco delle accuse, oltre a quella legata al traffico di stupefacenti, compaiono anche la ricettazione e la resistenza a pubblico ufficiale. Ma prima che la condanna diventasse definitiva, il trentacinquenne aveva ben pensato di andar via dalla Sardegna e di sparire. Da maggio scorso era entrato a far parte dell’elenco dei latitanti. I poliziotti sapevano che era all’estero, ma non potevano immaginare che stesse facendo la bella vita.

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  2. "NON E' UN PAESE PER GIOVANI"

    DUE GIOVANI ALLA RICERCA DI UN LUOGO DOVE DIVENTARE GRANDI.

    Sandro ha poco più di vent'anni, è gentile, a volte insicuro e il suo sogno segreto è diventare uno scrittore. Luciano invece è coraggioso e brillante, ma con un misterioso lato oscuro. S'incontrano tra i tavoli di un ristorante dove lavorano entrambi come camerieri. Come tanti loro coetanei, Sandro e Luciano sentono che la loro vita in Italianon ha alcuna prospettiva. Si scelgono istintivamente e decidono, presi da un'euforica incoscienza, di cercare un futuro per loro a Cuba, la nuova frontiera della speranza dove tutto può ancora accadere. Il progetto è quello di aprire un ristorante italiano che offra ai clienti il wi-fi -ancora raro sull'isola- grazie alle nuove ma limitate concessioni governative. Con Nora, la strana ragazza che li aspetta all'Avana come un destino, scopriranno che esiste anche un modo glorioso di perdersi, che darà un senso profondo alla fatalità che li ha fatti incontrare. Attraverso scelte pericolose, violente, incontri necessari e addii pieni di silenzio, Non è un paese per giovani racconta la tenacia e la bellezza di una generazione che anche se privata di un luogo dove diventare grandi non si lascia spegnere.
    Il regista Giovanni Veronesi: "Forse è la prima volta che accade, ma non è un caso: un film che viene tratto da una trasmissione radiofonica. Un'esperienza fatta di dirette radio tutti i giorni a Radio 2, dove chiamavo un ragazzo italiano all'estero e mi facevo raccontare la sua storia e il perchè se n'era andato dall'Italia. Le risposte di questi giovani sono state a volte divertenti, ma a volte di una spietatezza insostenibile. Più di 100.000 ragazzi l'anno, se ne vanno dall'Italia in silenzio, senza fare rumore; è un lento ma inesorabile esodo che porterà alla mancanza di tasselli fondamentali, in alcune generazioni del futuro.
    I miei film sono sempre stati delle commedie divertenti e non voglio assolutamente perdere questa valenza ma non voglio nemmeno perdere di vista il momento storico in cui viviamo e raccontarlo attraverso questo delicato argomento. In questo momento l'Italia vive una difficile situazione per quanto riguarda l'immigrazione, che è divenuta anche uno specchio mediatico quotidiano con la miseria e le atrocità di alcuni posti del mondo da cui la gente scappa, ma si disinteressa totalmente di un altro aspetto, quello che raccontiamo in questa storia, che è appunto l'emigrazione dei nostri ragazzi, messi alle strette, obbligati ad andare a cercare i propri sogni all'estero".

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  3. Molto del suo fascino Cuba lo deve a Fidel, al di la di tutto è stato l'artefice del comunismo in salsa tropicale che ha attirato molti estimatori da ogni parte del pianeta. Personalmente rimpiango di non aver rimesso piede sull'isola quando ancora c'era il Comandante. P68

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    1. Non a caso quel Comunismo ha resistito all'uragano della fine del blocco Socialista.

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  4. Hasta siempre Comandante! Giuseppe

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  5. Milco questa volta hai postato un pezzo troppo forte, nostálgico. Soggetto e parole che mi hanno duramente colpito, commosso, che mi hanno veramente toccato nel profondo dell'alma, scuotendola paurosamente: scusa, non sto esagerando, Fidel e' stato Fidel per tutta una vita, in un passato che e' indimenticabile, e il suo mito, la sua figura, il suo carisma non moriranno mai. - emilio

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    1. In un modo o in un altro sento che sarà un viaggio diverso

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  6. hola! nel bene e nel male è stato e sarà el alma de Cuba. Penso che dobbiamo solo ringraziarlo perchè è stato lui a plasmare l'ambiente di cui ci siamo affezionati, senza il suo operato sarebbe stato un luogo normale da un paio di visite e basta. chao Enrico

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  7. E’ la vigilia di Torino-Inter, come da abitudine, Sinisa Mihajlovic si presenta in conferenza stampa allo Stadio Olimpico Grande Torino, per presentare la sfida di domani contro i nerazzurri (calcio d’inizio ore 18, qui tra le mura amiche dei granata).
    Il tecnico è arrivato allo Stadio, tra poco il via alle domande dei giornalisti.
    “Sapevamo di avere davanti a noi un ciclo proibitivo: Roma, Fiorentina, Lazio e Inter. L’unica partita facile, col Palermo, l’abbiamo vinta. Domani vogliamo fare bene per arrivare alla sosta con un sorriso e regalare ai tifosi una piccola impresa. L’Inter ha una rosa per il terzo posto, hanno tutto: qualità talento, centimetri, chili. Pioli, dal suo arrivo, ha sfruttato subito un calendario abbordabile ed è stato bravo a fare il massimo dei punti, così la squadra ha fatto il pieno di fiducia. Se continuano così possono arrivare terzi e con qualche innesto in estate, puntare allo Scudetto. Nelle ultime due hanno fatto 12 gol, nelle ultime 12 partite ne hanno vinte 10. E’ un treno in corsa che noi cercheremo di far deragliare. Il Toro in casa è un’altra squadra: con l’aiuto dei tifosi cercheremo di vincere, anche se siamo consapevoli che l’Inter arriva qua come squadra più in forma di tutte le altre”.
    Sono previsti dei cambi di modulo?

    “No, non vedo per quale motivo dovremmo farlo. Abbiamo sempre fatto il 4-3-3. E per fare dei cambiamenti non mi sembra la partita giusta. Giocare col 4-3-1-2 sarebbe un assist per loro perchè sono forti sulle fasce. Poi durante la partita si può cambiare.

    Nessun cambio di modulo, ma vedendo qui Acquah e Molinaro si pensa a un cambio di uomini.

    “Domani ritorna Cristian dopo 25 partite e torna Afriyie perchè a centrocampo ci vuole fisicità. E forse ci saranno altri cambi di uomini”.

    Si potrà vedere un atteggiamento tattico simile a quello visto contro la Lazio?

    “No, non staremo bassi di baricentro come con la Lazio. In casa siamo un’altra squadra, e cerchiamo sempre di fare la partita, giocando per vincere e mai per non perdere. Poi bisognerà vedere quello che ci permettono di fare gli avversari, certo. Noi però dobbiamo mettere in campo rabbia, aggressività e provare a vincere”.

    Si potrebbe vedere dall’inizio la coppia Maxi Lopez-Belotti?

    “Maxi Lopez sta bene, finalmente, e quando va in campo si vede. Per ora però è una soluzione a partita in corso perchè il modulo non prevede due punte. Poi da qui a fine campionato potrebbe avere anche lui le sue chance da titolare”.

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  8. In conferenza stampa i giornalisti notano un abbassamento di voce.

    “Non sono raffreddato, bensì arrabbiato, con me stesso e i giocatori. E negli ultimi giorni ho strillato un po’, per questo ho la voce bassa”.

    Che cosa vuole vedere domani, dalla sua squadra?

    “Quello che facciamo vedere di solito in casa. E’ fuori casa il problema, perchè abbassiamo il baricentro di 10-15 metri. Domani voglio vedere una squadra aggressiva e consapevole che può mettere in difficoltà chiunque. Voglio una squadra che giochi con convinzione, coraggio”.

    Continua il tecnico:

    “Siamo il quinto attacco e la quint’ultima difesa. Da noi o splende il sole o c’è il diluvio. Ci è mancato l’equilibrio e di questo io sono il primo colpevole. E’ un dato di fatto. Ma c’è da dire una cosa. L’attacco è stato arricchito di uomini e si è visto. La difesa invece è il reparto che è stato più modificato e ci sono stati tanti infortuni: Molinaro fuori per 25 partite, Castan, Carlao… Abbiamo le nostre colpe, io per primo, ma siamo stati anche sfortunati. A centrocampo lo stesso discorso. Obi, che è un giocatore diverso dagli altri perchè unisce qualità e aggressività, è spesso stato fuori. Poi è vero, siamo responsabili se non facciamo risultato fuori casa. Comunque le ultime partite ci hanno visto giocare in casa di squadre più forti e bisogna ammettere che hanno giocato meglio. Con la Lazio, comunque, fino a quattro minuti dalla fine stavamo pareggiando”.
    Come sta Avelar? Sarà tra i convocati?

    “Non ancora, non è in perfette condizioni. Tornerà disponibile dalla prossima settimana”.

    Come sta Valdifiori?

    “Ora finalmente ha risolto i problemi ai piedi che aveva, ed è disponibile, ma deve migliorare la condizione visto che da due mesi è fuori”.

    E Iturbe e Ljajic? Come è la situazione?

    “Vogliamo recuperarli al meglio: devono recuperare spensieratezza, sicurezza, voglia di fare le giocate che determinano. Stiamo lavorando con loro in questo senso”.

    Castan può giocare domani?

    “No, non è ancora pronto. O meglio sta bene, ma non ha i novanta minuti nelle gambe. Già gioca Cristian, non posso rischiare dall’inizio due giocatori che non hanno novanta minuti nelle gambe. Durante la sosta avrà altre occasioni per allenarsi, avremo anche un’altra amichevole, penso che dopo la sosta sarà a posto”.
    E’ mai stato vicino ad allenare l’Inter?

    “Fatemi un’altra domanda…”

    Belotti può arrivare davanti a Icardi nella classifica cannonieri?

    “Per Icardi e Dzeko e compagnia è più facile segnare perchè hanno dietro squadre più forti della nostra. Ma noi abbiamo uno stile offensivo che aiuta gli attaccanti. E Belotti ha tutte le carte in regola per essere il capocannoniere. E’ già l’attaccante più forte della Serie A, con i margini di miglioramento che ha può diventare tra i migliori a livello europeo”.



    Cambierebbe mai Belotti con Icardi?

    “Un allenatore può dire che cambierebbe un suo giocatore con un altro? Non si è mai vista una cosa del genere e anche se lo pensa non lo dice. Questa è una domanda con una risposta banale. Ovviamente io rispondo che non lo cambierei mai. Belotti con le sue caratteristiche e con il suo modo di giocare è ideale per questa squadra. Poi è chiaro che sarebbe meglio averli tutti e due… Icardi in questo campionato ha confermato quello che già sapevo su di lui, Belotti invece è cresciuto molto, arrivando al suo livello”.

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  9. Certo non sarà mai più la stessa Cuba senza il su comandante,un vuoto incolmabile insomma.paolino.

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  10. Caro Paolino te lo saprò dire al regreso.

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  11. Ascolta milco tu sai com'è la faccenda attuale?marito e figli di cubana bisogna ancora andare all arrivo in imigracion per pagare col visto turistico?e passando 30 giorni bisogna fare proroga?paolino.

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  12. Dovrebbe essere un SI in entrambi i casi.....comunque facci un salto appena arrivi

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  13. Ormai manca sempre meno al fischio d’inizio del match tra Torino ed Inter che sarà tra meno di un’ora. I due tecnici hanno diramato le formazioni ufficiali con tante conferme ma qualche sorpresa…
    Torino (4-3-3): Hart; Zappacosta, Rossettini, Moretti, Molinaro; Baselli, Lukic, Acquah; Iturbe, Belotti, Ljajic. A disposizione: Padelli, Cucchietti, Castan, Carlao, Lopez, Falque, Benassi, Gustafson, Valdifiori, Barreca, De Silvestri, Boyè. Allenatore: Mihajlovic.
    Inter (4-2-3-1): Handanovic; D’Ambrosio, Medel, Miranda, Ansaldi; Kondogbia, Gagliardini; Candreva, Banega, Perisic; Icardi. A disposizione: Carrizo, Andreolli, Joao Mario, Palacio, Biabiany, Sainsbury, Santon, Eder, Murillo, Nagatomo, Brozovic, Barobosa. Allenatore: Pioli.

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  14. Bella partita e bel Toro.
    Io sono con Sinisa anche se ogni tanto legge male le partite e in conferenza stampa straparla.
    Pero' dopo 5 anni di noia totale giochiamo a testa alta con tutti cercando sempre di vincere con una rosa che, grazie al mandrogno, non e' all'altezza della situazione.
    Ieri 2 cappelle di Hart che comunque adrebbe fatto santo subito per mille ragioni.
    Cerchiamo di finire bene il campionato, poi vedremo.

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