martedì 14 novembre 2017

UN ANNO SENZA FIDEL





E' passato oramai un anno ma il ricordo resta nitido.
Avevo trascorso l'ultimo giorno della mia vacanza a La Habana.
Ero arrivato in mattinata da Las Tunas col Viazul, avevo appuntamento con un amico italiano per passare qualche ora insieme, prima della mia partenza serale per l'Italia.
Tutto era normale, tutto tranquillo, la Cuba di sempre.
In aeroporto avevo guardato, nell'attesa di imbarcarmi, distrattamente el noticiero, le solite cose, i soliti servizi di sempre, nulla di nuovo.
Il volo di rientro tranquillo, lo scalo ad Amsterdam, poi il volo per Torino dove ad attendermi c'era un'amico che mi avrebbe portato fino a casa.
Accendo il movil e mi ritrovo una marea di messaggi...
Era morto Fidel.
Non c'era stata alcuna avvisaglia, certo tutti sapevamo che la candela si stava spegnendo, el Comandante en Jefe stesso, stretto nella sua tuta da ginnastica Adidas che era diventata la sua uniforme da quando aveva ceduto il potere a Raul, aveva salutato tutti in un breve discorso al congresso del Partido pochi mesi prima.
Fidel ha sempre visto lungo, anticipato i tempi prevedendoli, sapeva che gli restava poco da vivere.
Pero' tutti, cubani in testa, pensavamo fosse una sorta di Moloch immortale.
Fidel non poteva morire.
Invece apro il movil e leggo la bruttissima e triste notizia.
Un senso di vuoto....di mancanza, di assenza....avevo trascorso quasi 20 anni nella sua Cuba, quella che si era conquistato, voluto e plasmato.
Mi sembrava impossibile che non ci fosse piu'.
Vado su You tube e vedo l'annuncio di Raul, dato alle 22.30 della sera prima, ero gia' in volo, quell'annuncio con un rabbioso “Hasta la Victoria Siempre” finale, come a dire che nulla finiva, nulla sarebbe cambiato.
Fidel era, ufficialmente, fuori dai giochi da un decennio, con un colpo di teatro era uscito dalla porta principale del potere causa malattia passando, non si e' mai saputo quanto volentieri, le redini dell'isola al fratello.
Fratello rispettato, temuto ma mai veramente amato dai cubani, almeno fino a quel momento.
Era fuori dai giochi ma sempre presente da dietro le quinte, quando le sue condizioni di salute lo permettevano riceveva i capi di stato importanti che visitavano l'isola.
Diciamo che aveva lasciato la ribalta ma, dalla seconda fila, continuava a far sentire la sua voce importante, tramite anche le sue riflessioni.
Leggere oggi cio' che scriveva 10 anni fa sui mutamenti climatici permette, ancora una vola, di capire che aveva ancora una volta visto lungo.
Riflettevo, mentre l'auto mi portava a casa, sul come sarebbe stata la Cuba senza Fidel probabilmente non sarebbe cambiato nulla, sarebbe solo stata un po' piu' triste.
Fidel non e' stato un Presidente della Repubblica, un Primo Ministro, un Presidente del Consiglio, e' stato El Comandante en Jefe di un intero popolo, solo un cubano puo' capire la differenza.
L'ultimo viaggio del suo feretro verso il riposo finale a Santiago vale piu' di mille parole.
Tutto un popolo e' sceso in strada, spontaneamente (tutti i miei conoscenti cubani lo hanno fatto e non li ha certo obbligati nessuno) per tributare l'ultimo saluto al Comandante, al Padre, al Fratello, all'Amante, al Combattente...a tutto.
Si perche' Fidel e' stato, nel bene come nel male, tutto per Cuba.
Non so quanto approvasse il riavvicinamento fra l'isola e le terre confederate, sancito dalla visita di Obama che comunque non ha incontrato, forse per reciproca decisione.
Di sicuro c'e' che col Trumpo il Comandante sarebbe andato a nozze.
Uno che e' sopravvissuto a 12 presidenti, centinaia di tentativi di omicidio, assalti, invasioni, guerre calde e fredde non avrebbe avuto problemi a confrontarsi con un decerebrato.
Gia' me lo immagino rispolverare il mantra del paese assediato ed in stato di guerra non dichiarata.
Ma Fidel non c'e' piu', o meglio non c'e' piu' la sua emanazione terrestre, pero' le idee dei grandi uomini sempre sopravvivono a loro.
Hasta Siempre Comandante Fidel!

25 commenti:

  1. E' andata cosi'.
    Sono uomo di sport e questa sconfitta la sento anche mia.
    Non faccio parte di quella banda di sfiagati bastonati dalla vita, italiani, che speravano proprio questo epilogo.
    Posso anche mettere in risalto i problemi del mio paese ma sono italiano fino al midollo, orgoglioso e fiero di essere parte di un popolo che la storia non l'ha vissuta ma l'ha fatta.
    E' andata cosi'.
    Apro e chiudo subito il discorso su Ventura, lo conosciamo bene a Torino, allenatore modesto e uomo da nulla come dimostra la fuga a fine partita.
    Un girone penoso e due partite contro una modesta Svezia dove non abbiamo fatto un gol in 180 minuti.
    Ho visto il primo tempo, poi ho chiuso palestra e sono tornato a casa sentendo la partita alla radio.
    Tanto cuore, tanto, ma idee poche.
    Nessuna idea di gioco, persino noi vecchi Villans 55 enni in campo sappiamo cosa fare mentre la nostra nazionale dava l'impressione di gente che si era incontrata 10 minuti prima.
    Certo il materiale umano e' quello che e', certo Conte con anche meno ha fatto qualcosa ma negli ultimi 2 mondiali siamo usciti in modo vergognoso e questo pare che la gente se lo sia dimenticato.
    Nuova Zelanda... Costarica.
    Il pesce puzza sempre dalla testa.
    Un presidente federale razzista e semianalfabeta messo li solo per ragioni politiche mentre uno come Albertini che tanto bene poteva fare, messo fuori gioco.
    Formazioni di serie a con 9/10/11 stranieri, formazioni primavera piu' o meno nelle stesse condizioni.
    Dove volevamo andare?
    Se non abbiamo talenti e' perche' non esiste un movimento in grado di crearli.
    Il calcio italiano e' lo specchio attuale del paese, politici da 4 soldi, nessun progetto e tirare a campare.
    Dalle vittorie difficilmente si impara qualcosa, dalle sconfitte si impara la vita.
    Mi dispiace perdermi le serate a casa di qualche Villans la prossima estate, con spaghettata, birra a fiumi e tanta amicizia condivisa vedendo le partite della nostra Nazionale ai mondiali, come e' sempre stato.
    Ora ripartiamo, rialziamoci, facciamo piazza pulita di fdirigenti mafiosi e tecnici incapaci.
    Ora o mai piu'.

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    1. Ventura aspetta la fine con le mani in tasca. I fischi li ha avuti all’inizio e sa bene cosa sta per succedere, per la prima volta da quando è diventato ct ha chiaro il quadro della situazione. A disastro consumato, un’ora e venti minuti dopo le lacrime di Buffon e l’addio dei senatori ammette la disfatta: «È evidente che il responsabile sia l’allenatore, è quasi scontato dirlo. Il risultato è pesantissimo io sono comunque orgoglioso di aver fatto parte del gruppo azzurro». Parla al passato, prima delle dimissioni deve solo sistemare il presente. Esiste un contratto e lui non lo vuole certo stracciare anche se si va verso la chiusura: «La mia colpa maggiore sta nell’assenza di gol in questo playoff. Chiedo scusa agli italiani del risultato, non del lavoro e dell’impegno. E comunque non mi sono dimesso: devo parlare con la Federazione».



      Il signor libidine si è presentato con una parola che circolava nel 1982 e ci ha portato agli antipodi di quell’estate. Il suo nome resterà legato a questa disfatta e magari non lo meritava, ma ha infilato tutte le gaffe che poteva per saldare il suo stile al punto più basso raggiunto dal nostro calcio. Dalla prima partita contro Israele, quando ancora il gioco girava, ma lui non aveva idea dei nomi degli avversari, ai coccodrilli del Bernabeu, lo stadio che doveva essere, appunto, «come un altro, non una giungla», e invece ha segnato l’inizio della fine. In effetti ci hanno divorati, coccodrilli o no. E non ci siamo più ripresi.



      Lui, sempre abbronzato, camicia aperta, controfigura di un Dogui, con le battute di Jerry Calà: «Libidine, doppia libidine, libidine con i fiocchi». E poche altre variazioni sul tema, un universo ormai fuori sincrono con la realtà. In una carriera di retrovia gli è spesso capitato di svelare del talento: da Bonucci e Ranocchia nel suo brillante Bari, a Immobile nel Toro. Sceglierlo è di certo stato un azzardo e, a questo punto si può dire, un madornale errore, però una logica poteva pure esserci. L’idea era di spremere da questa Italia le qualità che la nuova generazione possiede e fatica a mostrare, Ventura aveva le caratteristiche per riuscirci. Purtroppo pure i dichiarati limiti per lasciare l’opera a metà.



      Fuori dallo spogliatoio

      La brutale sconfitta con la Spagna ha lasciato lividi e paure e da lì l’avventura impostata come Vacanze di Natale è diventata un incubo da affrontare davvero. Ventura non ha mai avuto gli anticorpi per una situazione così. Si è trincerato dietro le critiche, si è proclamato stizzito bersaglio, ma intanto i suoi giocatori lo hanno chiuso fuori dallo spogliatoio e lui li ha pure lasciati fare. Da lì in poi ogni uomo che è entrato in campo a sostituire qualcun altro si è guardato intorno come a dire «non so che faccio qui». Fino al rifiuto di De Rossi di scaldarsi contro la Svezia: «Dobbiamo vincere, non pareggiare». E indicava Insigne. Labiali e gesti plateali, fronte telecamera, tra ragazzi abituati a bisbigliare con la mano davanti alla bocca secondo la scuola Cassano. Volevano di certo che il messaggio arrivasse eppure l’allenatore insiste: «Io in campo ho visto il contrario». Le ultime mosse disperate hanno dato il senso della completa sconnessione tra uomini e tecnico. Il buio persino prima della siepe o la libidine di una provocazione, solo che il fiocco non è proprio riuscito. Le dimissioni, ad accordi raggiunti, sono scontate quanto le responsabilità. Non si esclude l’esilio in un cinepanettone.

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    2. Che tristezza! Giuseppe

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    3. I mondiali 2022 in Qatar si giocheranno a dicembre.
      I prossimi mondiali estivi saranno nel 2026....
      Chissa' se saro' ancora in questa valle di lacrime...

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    4. Non ci crederai ma mi facevo più o meno la stessa domanda al 90smo,il 2026 è lontanissimo ,mah..... vedremo....
      Andrea M.

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    5. I Croati hanno rimosso il loro tecnico prima degli spareggi,bisognava avere il coraggio di fare altrettanto,Ventura era ed è un uomo in totale confusione,quando tu Milco ne parlavi in un certo modo credevo(non seguendo le vicende del Toro)fossi troppo severo,avevi ragione sulla pochezza è del tecnico e dell' uomo...e Tavecchio peggio di lui
      Andrea M.

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    6. Chi lo rimuoveva?
      Tavecchio?
      Avrebbe voluto dire che se ne sarebbe dovuto andare anche lui.
      Ventura e' un uomo squallido e a Torino abbiamo avuto mille dimostrazioni di questo.

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  2. ALESSANDRO ZARLATTI

    Il mio Fidel
    Pioveva. Per meglio dire: piovigginava ieri sera. Nonostante questo, con Emanuele avevamo deciso di andare a bere qualcosa in un locale vicino a Linea. Chiacchiere tranquille. Birra. Cicartici. Perché intorno ai cinquant'anni parli di cicatrici e dei cerotti che metti. Poco altro. La mattina ero andato con Yeislany a ritirare la nostra sentenza di divorzio. Due amici io e lei. Poi le avevo detto di tenere lei quei fogli perchè il mio zaino era pieno di olio. I miei soliti casini. Moto mezza rotta, lasciamo perdere. Lei mi aveva detto che se per Natale non avevo programmi potevo passare la vigilia da loro. Io non avevo programmi. Neanche per il pomeriggio, figurati. Pioveva. A tratti. Io ed Emanuele bevevamo in una giornata così. Poi una ragazza è scoppiata a piangere. L'ho seguita con lo sguardo e si è nascosta nel retro. Hanno abbassato la musica e ci hanno detto di pagare in fretta perchè era morto Fidel. Dovevo immaginarlo. Pioveva. Ed era finito qualcosa di privato e qualcosa di pubblico insieme. Per me. Per Cuba. Allora io ed Emanuele abbiamo preso la mia moto e siamo andati a vedere L'Avana. Era notte. Il Malecòn, poi calle 23, La rampa. Abbiamo deciso di lasciare la moto e di andare a piedi. Non sapevamo bene cosa stessimo cercando. Forse anche soltanto qualcuno che condividesse con noi quella nuova cicatrice. L'Avana mi ha dato una nuova lezione di eleganza. I locali hanno chiuso uno ad uno, lentamente, in silenzio. Si sono spente le luci e la gente ha bevuto l'ultima birra chiacchierando a voce bassa. Ho pensato che la notizia era quella. Un'epoca che si chiudeva nel silenzio, fuori e dentro di me. Poche parole da dire. Poca voglia di dirle. Pochi slogan. Passare e ripassare sul palato il sapore delle cose che vanno come devono andare e poca voglia di ricamarci sopra. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta quest'isola. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta questa Rivoluzione e una donna incredibile. Le due cose non si sono mai separate. Fino a ieri. Cuba che era Fidel e Fidel che era Cuba. Un altro legame inseparabile. Credo che sia stato un genio. Uno dei pochi. Con lui ho imparato un comunismo virile, incredibilmente lontano dai salotti italiani che mi davano la nausea. Da lui, dal suo popolo (è una ridondanza) ho imparato che il comunismo è coraggio e cultura, è forza e riflessione, è schiena dritta e amore. Questo mi ha insegnato Fidel, questo ha insegnato al suo popolo. Questo mi hanno insegnato le mie donne cubane. Yeislany, e poi Dalia e poi Mabel. Da sempre non riesco a separare il privato dal pubblico e da sempre questa continua sovrapposizione mi ha fatto amare in modo viscerale questo luogo e queste donne. Le riflessioni strettamente politiche mi interessano il giusto, oggi. Oggi andiamo avanti con le ossa rotte, ossa rotte pubbliche e private. Vorrei passarlo con loro, tutte loro, questo capitolo che si chiude. Pioveva. Piovigginava. Io ed Emanuele siamo tornati a casa tardi. Un'altra birra e poi un 'altra. L'imbarazzo di dire cose scontate. Era nell'aria, certo. Ma poi le cose nell'aria fanno male come quelle inattese.
    Alzo un pugno forte dentro di me per salutare il mio Fidel e insieme a lui gli amori che hanno dato un senso alla mia vita. Muoiono insieme. Ma gli amori non muoiono mai.

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  3. La sfortuna è che io mi trovavo proprio a cuba....ero in discoteca, prima del classico reggueton c'era un comico è subentrata una funzionaria e hanno dato la notizia e da li son passato 10 giorni senza musica senza eventi ne la possibilità di comprare cerveza y ron...(che sfiga) alla fine io compravo lo stesso avendo vari agganci però dovevi bere in casa...non potevi mettere la musica o fare feste (chiassose) altrimenti ti mettevano al gabbio, a caibarien hanno arrestato un paio di persone un bicitaxero con musica....cera una atmosfera surreale la gente parlava addirittura con 3 toni piu bassi.
    Il lutto è stato davvero sentito andando da un ventennio a cuba si capisce il rispetto dei cubani per Fidel, io sono andato a firmare il registro della funeraria che avevano allestito nelle scuole di ogni pueblo...ho anche la foto ricordo....molti si sono lamentati per non poter comprare cerveza per ben 10 giorni (una mariconada) anche perchè bastava andare al pueblo del cayo e li si potevano comprare....mi ha rovinato in parte la vacanza...per evitare di bere sempre in casa ho fatto 4 gg all'hotel Valentin Perla blanca
    barra abierta, que boracheras, mai moglie dice che la prox volta che va a cuba prima si informa della salute di raul :-)

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  4. Lo so Giumiro ma ci poteva stare....anche se capisco che per noi sarebbe una sofferta e meritatissima vacanza.

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  5. Io zio cagnon ero lì mi sono fatto una settimana di refresco è acqua zio cagnon.

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  6. Cmq Vado a Santiago vado vedere la tomba, zio cagnasso

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    1. Io ho visitato il mausoleo del Che a Santa Clara ed insomma....è un luogo dove si respira una certa atmosfera,difficilmente descrivibile a parole,non so perché mi immagino invece l'ultima dimora di Fidel assai più anonima e meno evocativa,magari mi sbaglio,comunque si ci andrò pure io prima o poi
      Andrea M.

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    2. Si l'ho visto anche io il mausoleo del Che.
      Il panettone dove giace Fidel mi pare una cosa molto piu' sobria.

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  8. hola! mireì un mito, senza di lui Cuba sarebbe solo un luogo qualunque, è stato lui a costruire la isla di cui molti si sono innamorati. chao Enrico

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  9. Il mio Fidel è cambiato nel corso degli anni,prima di visitare l'isola era per me l'eroe senza macchia e paura,il comunista 'vero' che voleva uguali diritti per tutti ,alla mia prima visita sono franco :lo giudicai un grande mentitore,tutto mi pareva diverso dal raccontato,capii in seguito che aveva fatto e faceva il possibile e tornò ad essere un eroe tipo direi Ettore ,non invincibile,non senza macchia ne' paure ma per questo più umano,mi sentivo in soggezione quando per esempio invitavo la novia di turno in hotel(vietatissimo ai tempi) e lo guardavo in TV....pareva che scrutasse proprio me e mi giudicasse!!!!alla fine passato di mano il potere ho visto forse il Fidel più bello,quello che attraverso le sue riflessioni sul Granma parlava di pace,di riconciliazione ,di ambiente,non so se mi manca,forse no, perché io alla fine sono più 'figlio' della Cuba di Raul,ma di certo ho visitato Cuba la prima di tante volte grazie al suo mito,
    Saluti a tutti
    Andrea M.

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    1. Saro' controcorrente ma fra Fidel e Che nel mio immaginario, forse un po' infantile, ho sempre preferito Fidel.
      Il Che ad un certo punto si e' scrollato di dosso responsabilita' e casini per cercare la sua morte mitica.
      Fidel e' rimasto sul pezzo, ogni maledetta domenica.

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    2. Santa Fè- "Gli eroi son tutti giovani e belli"..Fidel era il mito in vita, proseguire la lotta dopo la conquista è stata dura, e sia chiaro che se il popolo lo ha seguito sempre, gli aiuti esterni per rovesciarlo non son mancati di certo.
      A me manca.

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  10. Anche a me....ma ha fatto la strada che doveva fare.
    Tutta.

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  11. Gian Piero Ventura non è più il ct della nazionale italiana, è quanto emerso dopo la riunione di oggi pomeriggio nella sede della Federcalcio.
    C’era grande attesa in via Allegri a Roma dopo la clamorosa esclusione dell’Italia dai mondiali di Russia 2018. Riuniti tutti i vertici della Figc: fumata nera, al momento, per le dimissioni del presidente Carlo Tavecchio. Tanto è vero che ad un certo punto il presidente dell’Aic Damiano Tommasi, in disaccordo, ha lasciato anzitempo la riunione: «Tavecchio ha comunicato che non si dimette. Noi invece pensiamo che non si possa non ripartire dalle elezioni».
    «Convocato il Consiglio per lunedì, stiamo valutando grandi nomi per il ruolo di ct», è quanto ha affermato il presidente della Figc, Carlo Tavecchio al termine della riunione.
    Chi per il dopo Ventura?
    Il tema più scivoloso rimane la scelta sul nuovo ct azzurro. «Occorre fare di tutto per arrivare ad un big. Che sia Ancelotti, Mancini, Ranieri o Allegri, è questa la strada...», è la convinzione più diffusa all’interno delle stanze federali. Il big più corteggiato, anche perchè l’unico libero, è Carlo Ancelotti, esonerato dal Bayern Monaco e non insensibile al fascino della panchina della Nazionale. Ancelotti riceverà, presto, una chiamata dalla Figc per un sondaggio sui possibili margini di manovra per aprire una trattativa: all’ex tecnico bavarese interessa capire quelli che saranno i programmi per la rinascita azzurra prima di approfondire ogni altro discorso.
    Sull’agenda di Tavecchio anche i nomi di Mancini e Ranieri. Il primo è allo Zenit San Pietroburgo e si libererebbe soltanto a marzo, il secondo a giugno perchè il campionato francese (Ranieri allena il Nantes) termina il mese prima. Come verrebbe gestita l’eventuale fase di transizione se la scelta ricadesse su un tecnico impegnato altrove? Ecco l’ipotesi del traghettatore per le amichevoli di marzo con Inghilterra ed Argentina: un allenatore di passaggio da pescare in ambito della stessa Figc. Sullo sfondo, la figura di Paolo Maldini: si pensa al grande ex capitano dell’Italia per un ruolo di riferimento all’interno della federazione, con l’obiettivo di farlo crescere anche per un futuro passaggio in panchina.

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  12. Uno non ha rinunciato ad un centesimo, l'altro non si schioda dalla cadrega....
    Uomini di merda.

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    1. Schifo ,non ha voluto rinunciare ai 700.000 e passa euro che gli spettano da qui a giugno,che uomo da poco
      Andrea M.

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