sabato 12 maggio 2018

ROMA CLUB CUBA

Roma Club Cuba

ALESSANDRO ZARLATTI / IL BELLO DELL'AVANA
Sta lì da mesi. Gli giro intorno. Ogni tanto lo osservo con la coda dell'occhio ma poi faccio finta di guardare altrove. Mi avvicino e scappo. E' una lista molto lunga che subisce modifiche quasi quotidiane, aggiunte, cancellazioni. Mentre lui è lì, paziente, che mi guarda de mesi pronto ad essere svolto. Non è mai il momento giusto, come quello per iniziare una dieta o per smettere di fumare.
A volte mi dico: "Adesso, adesso è il momento, abbiamo vinto e perciò sull'onda d'euforia..." Altre volte è esattamente il contrario: "Ecco, proprio dopo una sconfitta così potrebbe essere utile parlarne, ritrovare tutte le ragioni di questa passione...". Ecco, invece oggi, in questa terra morta, tra una vittoria leggendaria (eliminazione del Barcellona) e questa sconfitta cocente (il solito Liverpool) penso che abbia un senso togliere dalla lista d'attesa questo tema e svolgerlo: Il Roma Club Cuba. Quando vivi lontano dalla tua città e non sei Tiziano Terzani che soffoca ogni malinconia con un bel saluto al sole o con la posizione dell'albero, il club calcistico per cui fai il tifo assume dimensioni interiori molto più grandi del normale. Una specie di neoplasia che ti cresce dentro e che chiede solo di essere agita attraverso cori leggendari, memorie da curvaroli, anatemi, giri linguistici dialettali che non sarebbero chiariti neanche da una nuova versione della stele di Rosetta. Si diventa più romani ancora, si affonda in questo gorgo irreale fatto di sovrapposizioni continue: i filetti di baccalà di viale Trastevere che sorpassano Renato Portaluppi e le mille troie che ha frequentato in un annetto scarso; quel gol commovente di Dibba in Roma Avellino e il complicato inserimento a Roma di Rogelio Vagner che per sei mesi ha mangiato soltanto banane; Giuliano Musiello che viveva in roulotte e il coretto indimenticabile dedicato ad Ottavio Bianchi che faceva così: "Ottavio Bianchi pelato, la Roma c'hai rovinato, è solo colpa tua, elimortacci tua!".
Tutto questo (e molto, molto di più) avviene qui, a Cuba, ai Caraibi, lontano da tutto, nel Roma Club Cuba. Per me è il vero valore aggiunto del vivere all'Avana. Dico davvero. Non so come avrei fatto senza di lui. Mi sarei ficcato in qualche hotel a vedere le partite della Roma e a rovinarmi la salute facendo finta di essere sportivo riconoscendo le ragioni degli avversari. Avrei dovuto sostenere conversazioni sul calcio con cubani che, li adoro, non me ne vogliano, ma di calcio non capiscono nulla. Al Roma club Cuba siamo romanisti. Ed è quello che conta, quello che basta. Fabio, il presidente e il padrone di casa, di gran lunga il più malato romanista a queste latitudini, apre ogni volta le porte della sua casa per ricevere questa orda di malati. Orari pazzeschi, dei fantastici Roma-Crotone alle sei del mattino di domenica, dei Sassuolo-Roma surreali, facce cispose, lunghi silenzi e poi tutti uniti in un insulto convinto a Juan Jesus. Certe volte, quando nessun canale trasmette la Roma, finiamo per vedere tutti insieme quella trasmissione immonda di Rai International che è la Giostra del gol condotta da figuri che ognuno di noi credeva morti negli anni 70. Non importa, si tifa sempre e, anzi, diventa l'occasione per affondare il coltello nei ricordi più impolverati: tronconi di interviste lontanissime mandati a memoria;  formazioni impresentabili eppure presentate per campionati interi; scoop, pettegolezzi. Siamo tutti molto diversi, facciamo cose diverse qui a Cuba, ma è l'aspetto meno importante. E' il bello di una situazione così. C'è uno zoccolo duro di una quindicina di persone, romanisti stanziali irriducibili, e poi visite di romanisti in viaggio che non riescono a credere ai propri occhi quando atterrano in questo pezzo di Olimpico tropicale. Si grida, si soffre, si fuma, si mangiucchia, si esulta come pazzi e alla fine, quando si vince, Lando Fiorini ad altissimo volume con il suo strepitoso "Semo Romani, ma romanisti de più...". Non c'è niente da fare, puoi andare ai Caraibi, in Australia, sulla luna, ma ti mettono due note di Lando Fiorini e stai lì con le lacrime agli occhi, sciarpa aperta, insieme a una dozzina di tuoi coetanei, imprenditori e professionisti rispettati, a cantare a squarciagola come non ci fosse un domani. Non so cosa sia. Credo sia inspiegabile. Credo riguardi soprattutto quelle squadre che hanno una forte identificazione con una città. Roma, Napoli, Genoa, Fiorentina, Milan, Torino. La squadra diventa identità e i ricordi non sono più ricordi soltanto di un club calcistico ma di una città, di un modo di essere al mondo. Da questo punto in poi è difficile tradurre in parole. Lo sappiamo noi che vuol dire. Quanto ossigeno ci dà quel Roma Crotone. Quanto è importante stare lì tutti insieme per la partita “fondamentale” col Benevento. Risentiamo tutti, ognuno a modo proprio, l'odore di tabacco delle gradinate, le battute volgari di qualche genio dell'infanzia, nostro padre, nostro fratello, risuoniamo tutti di cose banali, da niente, dello speaker degli anni 80 che gracchiava "Per l'arbitro distratto, per il vicino che scoccia, Bernabei, il primo ottico del corso...", o l'intervista di Agostino che diceva "vogliamo entrare in porto con il vessillo". Quante volte l'ho ripetuta nella mia testa quell'intervista? Mille, duemila volte? E Totti, e il principe, e il barone, e il bomber, e il divino. In quella cucitura indivisibile tra Roma e la Roma. Non finiremo mai di tesserla. Neanche qui, al Roma Club Cuba. Partita dopo partita. Fino alla fine. 
----------------------------------------------------------------------------- Chi non ha trascorso lunghi periodi fuori dall'Italia difficilmente riuscira' a comprendere in pieno il senso vero dello scritto di Zarlatti.
A me e' capitato, durante il mio variegato percorso lavorativo e umano, di trascorrere anche 7 mesi fuori dal mio paese.
Su questo blog non ci facciamo mancare nulla quando si tratta di mettere in evidenza i problemi, le manchevolezze ma direi pure gli squallori che oggi attraversano la penisola.
Pero' quando vivi all'estero, per quanto bello ed accogliente possa essere il tuo paese d'adozione, la tua italianita' esce fuori prepotentemente.
Non solo, sei orgoglioso di essere italiano molto ma molto piu' di quando in Italia ci vivi.
Forse proprio perche' non ci vivi.
Ti attacchi alle cose che piu' ti mancano, fra queste non c'e' sicuramente la “Patria” nell'accezione che viene data oggi a questo termine, ma bensi' a quelle cose che marcano profondamente il tuo essere italiano.
Fra questa, ovviamente oltre al cibo, c'e' il calcio.
Tifare una squadra e' un qualcosa che ti riporta all'infanzia, quando andavi allo stadio o col padre o con gli amici e i loro genitori, se al tuo di calcio non fotteva nulla.
La prima maglietta granata con dietro il nome di Pulici, la prima bandiera, lo scudetto del 76/77, le varie Coppe Italia, la finale Uefa col Mondo che alza la sedia in faccia al mondo.
Come ha scritto Alessandro ci sono squadre che sono il cuore della citta', squadre che ti ricordano il luogo da dove provieni, dove sei nato, le tue radici, cio' che sei stato.
Certo dovessi vivere in pianta stabile a Tunas probabilmente non farei comunella con altri italiani per andare a vedere le partite, ammesso e non concesso che ci siano torinisti.
Nella mia citta' sopravvive un turismo anziano, gente che vede Cuba come ultimo approdo; casa-panchine del parque-casa.
Non e' una critica ma solo una constatazione.
Zarlatti invece parla di una comunita' italiana avanera fatta di gente che lavora, ha una vita normale, una casa, degli affetti.
Un po' come noi Villans che senza S-Ventura ci saremo senz'altro ritrovati a casa di qualcuno, in estate, per vedere le partite dei mondiali davanti a 2 spaghi e una birretta fresca.
In pratica Alessandro parla di una piccola fetta di Italia, anzi di Roma, trapiantata a Cuba in pianta stabile.
Amici con cui condividere serate, uscite, interessi, gente con figli da crescere, mogli da gestire, case da aggiustare, una vita che non e' solo di passaggio ma rappresenta l'approdo per il futuro.
Ecco in questo caso e' un italianita' differente, da coltivare gelosamente, magari proprio attorno alla propria squadra di calcio che, a differenza di un'idea politica, non si deve cambiare mai ma ci deve accompagnare per tutta la vita.
In Italia od ovunque siamo.

12 commenti:

  1. Alla fine si fara' un governo 5 Stelle/Lega col Caimano eleggibile divertito alla finesta.
    Tutti questi anni, i proclami, gli annunci di buon governo, il nuovo che avvanza, i puri pentastellati che alla fine vanno al governo con chi hanno disprezzato fino a ieri.
    Le idee non contano piu' nulla?
    La politica e' ridotta questo?
    Qualunque cosa pur di mettere il culo su quelle sedie?
    Qualunque alleato, qualunque programma, qualunque merda?
    E poi parliamo di democrazia a Cuba...ma per piacere!

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  2. «Il regime del dittatore venezuelano Nicolás Maduro minaccia gli interessi degli Stati Uniti (…) Ha attaccato l'ordine democratico regionale ed è alleato attivo con i nemici degli Stati Uniti, tra cui la dittatura cubana, la Russia, l'Iran ed Hezbollah». Questo è quanto scrive il senatore statunitense Marco Rubio, in un articolo apparso sul sito della CNN, che chiarisce definitivamente - ove mai ve ne fosse ancora bisogno - quali sono le reali motivazioni che spingono gli Stati Uniti a voler rovesciare il legittimo governo venezuelano.
    Basta con la retorica dei diritti umani, della dittatura. Basta con il popolo oppresso dal tiranno: Maduro deve essere abbattuto perché le sue politiche sono in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti d’America.
    «Il governo socialista è diventato un pericolo per i suoi vicini e per la nostra sicurezza nazionale», aggiunge Rubio, auspicando «azioni decisive» perché «è tempo che le nazioni democratiche della regione collaborino e accelerino l'uscita dal potere di Maduro».
    Insomma, il senatore statunitense ripropone il classico scenario golpista, nonostante questi tentativi siano ripetutamente andati incontro a fallimenti nel corso degli ultimi anni. A tal proposito la sua raccomandazione è quella di formare una coalizione tra paesi della regione, al fine di applicare la massima pressione contro Caracas.
    Con l'avvento al potere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, c'è stato un significativo aumento delle pressioni, in particolare sotto forma di sanzioni contro il governo del Venezuela con il pretesto della "repressione delle proteste dell'opposizione" e la convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente (ANC), che gli Stati Uniti considerano illegale.
    L’articolo del guerrafondaio Rubio ha però un pregio innegabile: smaschera definitivamente le reali motivazioni dietro le azioni statunitensi. Il governo Maduro dev’essere rovesciato ad ogni costo perché non fa gli interessi degli Stati Uniti ed ha osato allearsi con i nemici di Washington.

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  3. È sempre un piacere leggerti/aggiornarmi,Ciao

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  4. Dicono che,in origine,Berlusconi fosse interista. Giuseppe

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  5. Puo' essere.
    Di certo e' che Emilio Fede era Juventino e Giraudo Granata.
    Prima...

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  6. FT: Middlesbrough FC 0-1 Aston Villa FC!

    What. A. Result! Mile Jedinak's first-half header sends us back to Villa Park with a one-goal advantage. A superb away performance. Back five colossal. Midfield full of energy. Let's give it everything on home turf on Tuesday!

    Semifinale play off, la prima e' andata ora il ritorno in casa e poi, si spera, la finale per tornare su!

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  7. El escritor y periodista italiano Gianni Miná, fue condecorado hoy aquí con la Distinción Félix Elmuza, el más alto galardón otorgado por la Unión de Periodistas de Cuba (UPEC).
    De esa manera concluyó la jornada de homenaje organizado por la embajada de la Isla en Italia, con motivo de 80 cumpleaños del autor de una decena de documentales, entre ellos Fidel cuenta al Che, El Che 40 años después y La última entrevista de Fidel, presentados en días sucesivos en la sede diplomática.
    Al colocar la medalla en el pecho del destacado intelectual, el embajador de la nación antillana en este país, José Carlos Rodríguez, lo calificó de “periodista ético, valiente y osado”, autor de “una obra inconmensurable” destinada a crecer en su valor histórico, por lo que “deberá conservarse entre las imprescindibles”.
    Asumo el desafío -dijo- por deber en la responsabilidad, pero también con la satisfacción personal de honrar a Gianni Miná a nombre de la Unión de Periodistas de Cuba, de la embajada de Cuba en Italia, del pueblo cubano que lo respeta y quiere y por supuesto en el mío propio.
    Al resumir la trayectoria profesional del condecorado, iniciada en 1959 como periodista deportivo, Rodríguez recordó su memorable entrevista de 16 horas con el líder histórico de la Revolución cubana, Fidel Castro, en 1987, de la cual nació un documental de reconocido valor histórico y en el que se inspiró un libro publicado en varios idiomas en todo el mundo.
    Desde ese momento, sin que lo pidiera, apuntó, Gianni Miná se colocó en la memoria agradecida del pueblo cubano, en tanto resaltó sus numerosos libros y “documentales imprescindibles” sobre América Latina y el Caribe, “en cuyo centro de latir Cuba se reafirma sencilla y orgullosamente soberana”.
    Subrayó que esa obra es resultado de “la vivencia directa de acontecimientos y espacios y la interacción sobria y acuciosa con figuras decisivas de nuestra realidad’ y no del prisma desenfocado, condicionado por afincarse a una cómoda poltrona, ‘desde la cual algunos alquimistas de la manipulación a distancia alardean de conocer a nuestra región o a Cuba”.
    Visiblemente emocionado y ante un nutrido auditorio que lo aplaudió en varios momentos de su intervención, Miná agradeció el reconocimiento, al tiempo que reiteró su cariño y admiración por la Revolución cubana y su obra, con un alcance más allá de sus fronteras nacionales a través de su ejemplo y la ayuda solidaria a otros países.
    Como en días anteriores, se refirió a la lucha que libra el pueblo venezolano en defensa del proceso bolivariano frente a la agresión de Estados Unidos y sus aliados internos, acompañada por una feroz campaña mediática internacional y saludó la presencia en la sala del embajador de la nación suramericana, Isaías Rodríguez.
    En la clausura de la jornada de homenaje, participaron también, entre otros, familiares y amigos del condecorado, personalidades de la política, la cultura, el cuerpo diplomático, representantes del movimiento de solidaridad, trabajadores de las embajadas y otras instituciones de la isla, así como cubanos residentes en Italia.

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  8. TORINO (3-4-1-2): Sirigu; Burdisso, Nkoulou, Moretti; De Silvestri, Rincon, Baselli, Ansaldi; Ljaijc, Iago Falque; Belotti. All: Mazzarri

    SPAL (3-5-2): Gomis; Cionek, Salamon, Felipe; Schiavon, Kurtic, Everton Luiz, Grassi, Costa; Paloschi, Antenucci. All: Semplici

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